mercoledì 31 ottobre 2012

BREATH FOR US

É un respiro che basta a noi due per comprendere l'uno dell'altra i pensieri.
Non parole pesanti o frasi leggere
Anche un'occhiata a me e te, per comprenderci in mezzo a milioni é stata sufficiente.
É il nostro codice segreto, sfuggevole a chi ci circonda...
Ma é un respiro condiviso il nostro vero linguaggio. Crea una dimensione a parte, fuori dal torpore, dalla banalitá gretta di chi ci circonda.
Unici, tu and I, in this Universe

mercoledì 24 ottobre 2012

MA I VAMPIRI FESTEGGIANO HALLOWEEN?

"Ma i vampiri festeggiano Halloween? Come facciamo noi".
La domanda di Brina destó l'attenzione dei familiari, sparsi per il salone, chi intento a giocare a carte, chi a leggere un libro, chi a fumare sparapanzato su un divano godendosi beatamente la sua inutilitá. La ragazzina aveva alzato gli occhi dal libro di tradizioni, che aveva scovato in biblioteca, e aveva pronunziato la domanda. Con l'innocente convinzione che Gli adulti che la circondavano avessero sempre una risposta sensata da darle.
Non era la prima volta che la dodicenne poneva domande riguardanti i vampiri, era una sua piccola ossessione personale. Del resto non era l'unica: la zia Mareborg non poteva vivere senza il suo brandy, la cugina Anita collezionava fidanzati o presunti tali come da bimba aveva collezionato le figurine, suo fratello Erick aveva il chiodo fisso di essere un genio in qualche scienza, ma al momento non aveva ancora comunicato quale. E Brina era interessata alle creature della notte, ignorando apposta il fatto che, come in molti le avevano ripetuto, non esistevano.
Sua mamma si alzó dalla sedia e si diresse verso la figlia. Era alta e bellissima, almeno secondo Brina. "Ma cara, quante volte te l'ho detto: i vampiri non esistono. Ora tesoro vai a finire di leggere il tuo libro in camera. É quasi ora di dormire".
Brina tentó di protestare ma invano. Fu spedita nella sua stanza, "E non dimenticarti di lavarti i denti, amorino mio", fu l'ultima frase che udí pronunciare da sua mamma.
Brina finí il capitolo quindi mise a posto il libro, indossó il pigiama, bevve la solita tisana che sua madre le preparava ogni sera. Infine si lavó i denti e si infiló sotto le coperte chiedendosi se avrebbe mai incontrato un vampiro. Così avrebbe potuto chiedergli finalmente se festeggiasse Halloween. E non solo.
Nei giorni successivi si impegnó a scrivere una lista di domande da porre al vampiro che sperava di incontrare: dopotutto aveva letto che All Hallow's Eve era la notte in cui il mondo dei viventi e quelli dei morti arrivavano a toccarsi e le sembrava logico trovare a spasso qualche succhia sangue.
Giunse infine l'agognata festa e Brina ebbe il permesso di parteciparvi. Gironzoló svogliatamente per un po' osservando gli ospiti ma nessuno corrispondeva alle descrizioni dei vampiri che aveva letto nei suoi libri.
Si mimetizzó il più possibile passando silenziosa da un gruppetto all'altro per riuscire a non esser mandata a letto al solito orario. Sapeva che era quella notte, o mai più.
Poi lo scorse, in un angolo, solitario e distaccato. Una provocante signorina, che riconobbe essere Anita dopo essersi avvicinata, strizzata in un costume nero e trasparente che tentava di imbastire una conversazione ma senza cavare dallo sconosciuto una sillaba di risposta.
Timidamente Brina si avvicinó, dalla tasca del grembiulino del suo costume da Alice trasse fuori il foglietto con le domande. Il viso illuminato da un'espressione speranzosa.
Quello l'adocchió ma finse di ignorarla, dopo tutto era un vampiro e quindi superiore a lei, povera umana destinata ad una fine poco raffinata di decadenza.
Quando la vide avvicinarsi Anita sbuffó, si alzó e se ne andó a cercare la madre di Brina: la bambina le aveva mostrato la sua lista e ora immaginava cosa stesse per fare. Quella storia doveva finire.
Avendo campo libero Brina si presentó, cercando di usare un tono ossequioso e ricordandosi anche di utilizzare il voi (come era abitudine dei vampiri). Prima che l'ospite misterioso potesse anche solo avere una reazione comparve sua madre, radiosa nel suo abito di velluto blue. Borbottó un "La prego di scusare mia figlia. Alle volte dimentica le buone maniere" trascinando via la ragazzina recalcitrante. La piccola mano lasció cadere il foglietto, che lo sconosciuto raccolte con curiosità scorrendo le domande di Brina. Poi si alzó e senza salutare se ne andó. Sorridendo.
Una nebbia viscida e spessa si alzó dal terreno convincendo buona parte degli invitati a lasciare il party in anticipo e decretando il termine della celebrazione. Non era ancora scoccata la mezzanotte e già tutti si erano ritirati nelle loro stanze, addormentandosi pesantemente. Nessuno in famiglia in quelle poche ore di bisboccia aveva lesinato sugli alcoolici.
La nera figura che si materializzó nel salone deserto si trovó campo libero, si pose in attesa e seguendo il rumore del respiro di ciascuno li trovó e ne fece sue vittime trovando delizioso quel sangue nobile e puro.
Per ultima toccó a Brina, che dormiva rannicchiata ancora corrucciata per come era stata interrotta da sua mamma.
Sorrise freddamente poi la scosse. Sussultando la bimba si destó e quasi cacció un urlo alla vista dell'uomo, in piedi davanti a lei con le zanne bene in vista.
"Vuoi sapere se noi vampiri festeggiamo All Hallow's Eve, piccola mortale", la scherní chinandosi su di lei e succhiandole la vita insieme al vermiglio liquido. Si alzó e ghignó "Certo. É la nostra festa preferita, perchè voi stupidi umani mai come in questa notte diventa così facile irretirvi".
Ridendo si dissolve in nebbia e tornó alla sua coven per raccontare della bambina che voleva sapere se i vampiri festeggiano Halloween.

lunedì 22 ottobre 2012

ABOUT HALLOWEEN...OR BETTER SAMHAIN

Mancano nove giorni al 31st october e quindi a quella "festa" nota ai più come Halloween, una ricorrenza celtica che ha preso piede anche in Italia.
Questo post è interamente dedicato a fare un po' di chiarezza, senza pretendere l'onniscienza, su ciò che questo appuntamento rappresenta, sulle sue radici più profonde e su come si è trasformato nel corso dei secoli.
Well, procediamo quindi in questo amusing journey tra una delle tradizioni più radicate dei paesi di lingua inglese.

Nonostante molti ne siano più che convinti "Halloween" non l'hanno inventato negli Us ma in Irlanda, molti secoli prima della scoperta dell'America e dell'invenzione del consumismo. La tradizione irlandese che oggi chiamiamo Halloween trae origine dal sabbath celtico Samhain, in seguito ripresa dai cristiani. Codesta festività era celebrata nella notte tra il 31 october e il primo november. Solo dopo la conquista cristiana essa fu associata alla festa di Ognissanti e dei morti, durante la quale coloro che sono deceduti nel corso dell'anno precedente tornano a visitare il mondo mortale. Secondo i celti, inoltre, con questa celebrazione, si chiudeva il periodo estivo e si entrava ufficialmente in inverno

Fu nell'ottavo secolo che la chiesa indicò nel primo novembre la ricorrenza di "ognissanti", ovvero una giornata in cui erano ricordati tutti quei sant'uomini che non avevano un preciso giorno in cui esser commemorati. Così la notte precedente divenne "All allow's Eve", letteralmente "vigilia di ognissanti", che nel corso dei secoli si trasformò nell'attuale "Halloween".

Per trascorrere questa festa gli irlandesi avevano ideato una serie di deliziosi manicaretti, ideali per esser consumati insieme agli amici e alla famiglia, spesso contenenti piccoli doni o sorprese. I principali sono:
"Colcannon for dinner", preparato con patate bollite, cavolo arricciato e cipolle al naturale sono fornite come tradizionale cena di Halloween. Monete pulite sono avvolte in carta da forno e inserite nelle patate perché i bambini le possano trovare e tenere.
"Barnabrack Cake", ovvero torta di Barnbrack, un particolare tipo di pane con frutta. Ogni membro della famiglia prende una fetta. Grande interesse si sviluppa per vedere se c'è un pezzo di vestito, una moneta o un anello in ogni torta. Se trovi il pezzo di stoffa il tuo futuro finanziario è dubbioso, se trovi la moneta puoi guardare a un anno prosperoso e infine se trovi l'anello è il segno, per certo, di un prossimo amore o di una prolungata felicità.
"The Ivy Leaf", ovvero la "Foglia di Edera". Ogni membro della famiglia dispone una perfetta foglia di edera in una tazza d'acqua e quindi si lascia la foglia indisturbata per tutta la notte. Se, al mattino, la foglia è ancora intatta e non ha sviluppato alcuna macchia la persona che l'ha messa nella tazza può esser sicura di avere davanti a sé 12 mesi di salute.

Discorso a parte va fatto per la notissima, autentica icona di questa ricorrenza, "The Pumpkin Carving" ovvero "La zucca intagliata". L'usanza di intagliare le zucche viene datata intorno al diciottesimo secolo ad opera di un fabbro irlandese di nome Jack, che fece un patto con il diavolo e gli fu rifiutato l'ingresso in paradiso. Fu condannato a vagare sulla terra ma chiese al diavolo una qualche luce. Gli fu data una lucetta morente che dispose all'interno di una rapa, dato che nell'Isola di Smeraldo erano più diffuse delle zucche, che aveva scavato con uno scalpello.
"Jack O'Lanten" - La tradizione era nata intorno a questo personaggio - il vagabondo fabbro che regge la lanterna ovvero un'anima dannata - ed è molto antica. Gli abitanti dei villaggi in Irlanda speravano che la lanterna nelle loro finestre avrebbe tenuto il vagabondo lontano. Quando gli irlandesi emigrarono in America scoprirono che al di là dell'oceano non c'era una grande abbondanza di rape e così al loro posto intagliarono le zucche!
Utilizzata da coloro che di notte si mettevano in viaggio come lanterna, la zucca intagliata in una spaventosa faccia serviva a terrorizzare spiritelli e altri appartenenti al piccolo popolo, che altrimenti avrebbero potuto condurre lontano dalla giusta direzione.
In seguito, sistemata sui porticati o alle finestre, proteggevano la casa

"Snap Apple" ovvero "La mela a schiocco". Dopo aver fatto visita al vicinato cominciano i giochi di Halloween. Il più popolare è quello della "Mela a schiocco". Una mela è sospesa con un filo e i bambini sono bendati. Il primo bambino che riesce a dare un morso decente alla mela vince un premio. 
Lo stesso gioco può essere fatto immergendo le mele in un bacino d'acqua e si tenta di afferrarle senza fare troppo casino. In particolare questo secondo metodo può essere ciò che è rimasto del rito del battesimo pagano chiamato "pescare con la senna" secondo alcuni scrittori.Un recipiente riempito d'acqua è la versione moderna del calderone della rigenerazione, nel quale la testa del novizio veniva immersa. Il fatto poi che il partecipante a questo gioco popolare fosse bendato e con le mani legate dietro la schiena faceva pensare  che si trattasse di una cerimonia di iniziazione. 

Ed eccoci alla parte più conosciuta anche in Italy: - I costumi di Halloween: Nella notte di Halloween i bambini si vogliono mascherare con costumi spaventosi e andare di casa in casa. "Help the Halloween Party" e "Trick or Treat" (trad: "Aiutate il partito [o festa] di Halloween" e "Dolcetto o Scherzetto") sono le frasi che urlano per essere uditi attraverso le porte. Anche questa tradizione di indossare mascheramenti è da far risalire ai tempi delle popolazioni celtiche. In questa notte speciale, durante la quale i vivi e i morti erano vicinissimi, i Druidi Celti avevano l'abitudine di indossare elaborati costumi per assomigliare a spiriti e diavoli, in modo che se avessero incontrato altri spiriti e diavoli avrebbero evitato di essere portati via al termine della nottata. Questo spiega perché streghe, folletto e fantasmi rimangono le scelte più popolari per questi abbigliamenti.

"Bonfire" ovvero il falò. Il falò di Halloween è una tradizione che incoraggia a sognare come sarà il proprio futuro marito o moglie. L'idea è di lasciar cadere una ciocca dei propri capelli in una piccola fiammella e poi sognare del proprio amato/a. Halloween è una dei fuochi celebrativi celtici.
Il "Blind Date" ovvero "appuntamento alla cieca" . Le ragazze del posto bendate girovagano per i campi e afferranno il primo cavolo che trovano. Se il loro cavolo ha un sostanziale importo di terra attaccato alle radici il loro futuro amore sarà ricco. Mangiando il cavolo sarà rivelata la natura del marito: acido o dolce!
Un altro modo per trovare il proprio futuro sposo è pelare una mela in un colpo solo. Se ci si riesce con successo la singola buccia della mela cadrà a terra per rivelare le iniziali del futuro amore. 

Tra le più strane iniziative legate a questa notte vi sono sicuramente le "Anti fairy measures" ovvero "Misure contro le fate". Fate e folletti provano a raccogliere quante più anime possibili nella notte di Halloween ma se incontrano una persona che getta della polvere sotto i piedi a una fata sono obbligati a lasciar andare ogni anima hanno catturato.
In epoca cristiana l'acqua santa era qualche volta cosparsa sugli animali da fattoria per proteggerli durante questa notte. Se gli animali mostravano segnali di salute malandata nella notte di Ognissanti allora avrebbero dovuto essere cosparsi per tentare di far uscire qualunque spirito maligno.

Sempre secondo la tradizione irlandese, in questa notte il velo che separa il mondo umano dall'altro è sottilissimo. Perché tutto è focalizzato sulla notte del 31st october, dal calar del sole all'alba del giorno dopo.

I celti lo chiamavano "Samhain" che significa "fine dell'estate", in accordo con la loro doppia divisione dell'anno, quando l'estate cominciava da Beltane a Samhain e l'inverno da Samhain a Beltan. Non solo Samhain è la fine dell'autunno ma, più importante, è la fine del vecchio anno e l'inizio del nuovo. Il Capodanno celtico, quando il nuovo anno comincia con l'assalto della fase oscura dell'anno, così come il nuovo giorno comincia con il tramonto. Ci sono molte rappresentazioni degli dei celtici con due facce e certamente questo deve esser stato uno di questi, che governava Samhain. Come la sua controparte romana, Giano, stava a gambe aperte sulla soglia una faccia rivolta al passato, in commemorazione di coloro che erano morti l'anno precedente, e una faccia che guardava speranzosamente verso il futuro, con lo sguardo mistico intento a bucare il velo e il divino che  che deriva dal nuovo anno. Questi due temi, celebrando i morti e il prevedere il futuro, sono inesorabilmente gemellate in Samhain, allo stesso modo in cui lo sono in ogni celebrazione del nuovo anno.
Quando la si intende come festività dei morti, questa è la notte in cui i morti possono, se lo desiderano, ritornare nel mondo dei vivi per celebrare la ricorrenza insieme alla propria famiglia, "tribù" o clan. 
E così le grandi colline cimiteriali d'Irlanda erano aperte con torce accese appese ai muri così i morti potevano trovare la strada. Posti aggiuntivi erano sistemati alle tavole e cibo preparato per chiunque fosse morto quell'anno. E ci sono parecchie storie che racconto di eroi irlandesi che attaccavano il mondo sotterraneo mentre i cancelli delle fate erano aperti, anche se dovevano fare ritorno alle proprie case per il canto del gallo.
Come la festa divinatoria questa era la notte per eccellenza per dare un'occhiata al futuro. La ragione di questo ha a che fare con il modo di vedere il tempo dei celti. In una cultura che usa un concetto lineare del trascorrere del tempo, come il nostro moderno, il nuovo anno è semplicemente una pietra miliare in una lunga strada che si snoda in una direzione diritta dalla nascita alla morte quindi, la festa del Nuovo Anno è parte del tempo. La visione del tempo degli antichi celti, al contrario, è ciclica. E secondo questa base la vigilia del nuovo anno rappresenta un punto all'esterno del tempo, dove il naturale ordine dell'universo si dissolve nel chaos primordiale, in preparazione per un ristabilimento di se stesso in un nuovo ordine. Quindi Samhain è la notte che esiste al di fuori del tempo e di conseguenza può essere usata per osservare un qualunque altro punto nella linea temporale. 
In nessun altra festività la lettura dei tarocchi, della sfera di cristallo o delle foglie di tea ha una così alta probabilità di successo.
La religione cristiana con la sua enfasi posta sul Cristo "storico" e sul suo atto di redenzione compiuto duemila anni prima, ha forzato in una visione lineare del tempo, dove vedere il futuro è un proposito illogico. Infatti, dalla prospettiva cristiana, ogni tentativo di farlo è visto come prettamente malvagio. In ogni modo questa caratteristica del leggere il futuro non rappresentò un impedimento per la chiesa medioevale di cooptare l'altro concetto di Samhain, la commemorazione dei morti. Per la chiesa comunque non poteva essere una festività per tutti i morti ma solo per quelli benedetti, tutti quelli santificati dall'obbedienza a dio.
Ci sono così tanti tipi di divinazione che sono tradizionali per "Hallowstide" (altro modo per indicare Halloween) che è possibile menzionarne solo alcuni. Alle ragazze veniva detto di sistemare una noce presso il davanti della grata del camino, ognuna in rappresentanza dei suoi spasimanti. Poi lei avrebbe potuto scoprire il suo futuro marito intonando "Se mi ami, batti un colpo e vola; se mi odi, brucia e muori". Molti metodi utilizzavano la mela, che era il frutto più popolare di Halloween. Uno di questi vuole che si tagli a fette una mela a metà (per mostrare la stella a cinque punte all'interno) e quindi mangiarla vicino a una candela accesa davanti ad uno specchio. Il tuo futuro sposo sarebbe quindi apparso sopra la tua spalla. Oppure si poteva pelare una mela facendo attenzione che la buccia cadesse in un solo pezzo recitando "Taglio questa mela in circolo ancora; la lettera del nome del mio amato compaia sul pavimento; Scaglio sopra la mia testa l'ininterrotta sbucciatura e leggo la lettera del mio innamorato per terra". O ancora si poteva mettere una chiocciola a strisciare nelle cenere del focolare e la piccola creaturina avrebbe rivelato la lettera con i suoi movimenti.

Infine, ecco una parte forse meno nota...

Per le streghe (witches) Halloween rappresenta uno dei 4 Sabbath Principali ovvero "Cross Quarter Day", cioè quei giorni che cadevano a metà tra il solstizio e l'equinozio. Essendo Samhain la più importante è anche definita come Grande Sabbath.
Ha una certa ironia che le recenti autoformatesi "coven" (congreghe) tendano ad utilizzare il vecchio nome, Samhain,che hanno riscoperto attraverso le richerche moderne. Mentre le coven di eredità di più vecchia e tradizionale usino quello moderno, Halloween, che è stato tramandato dalla tradizione orale tra le varie coven. 
Data la sua importanza unica le Streghe organizzano due distinte cerimonie: la prima corrisponde ad una grande festa con gli amici non affiliati al Craft, spesso durante il precedente weekend. La seconda, seguendo il rituale della Coven, nella notte di Samhain, in un orario in cui non esser disturbate da fastidiosi "trick or treaters". 

Good Samhain...





sabato 20 ottobre 2012

THE HALLOWEEN QUEEN



HALLOWEEN QUEEN

C'era molta emozione, soprattutto tra i ragazzi, per l'approssimarsi della notte di Halloween. Sui patii delle case erano state sistemate zucche intagliate nelle più svariate espressioni di Jack Lantern. I bambini cominciavano ad indossare i loro costumi per il consueto giro bussando alle case dei vicini per raccogliere dolcetti e regalini.
Nelle vie si potevano già vedere gruppetti di piccoli maghi, principesse dai vaporosi vestiti rosae poi fate, elfi e altre misteriose creature dai mantelli neri.
Non solo i bimbi si divertivano in quella strana notte ma anche i più grandi si stavano preparando per trascorrerla in modo divertente. I più fortunati, travestiti dai mostri classici della tradizione, si apprestavano a presentarsi a casa di Hannaleen Metcalf, considerata senza possibilità di smentita la ragazza più invidiata della città dato che suo padre era il più ricco nella zona ed era anche considerato un uomo del quale era meglio non mettere in discussione le opinioni, per la consueta festa all'insegna della paura.
Le festa di Halloween a casa di Hannaleen potevano essere considerate eventi esclusivi ed essere tra gli invitati significava contare qualcosa nella ristretta comunità.
Gli esclusi potevano ripiegare sulla festa organizzata nella palestra della scuola, cercando di immaginare come sarebbe stato essere ammessi nelle sale di casa Metcalf, decorata per l'occasione con scheletri e altre amenità paurose.
Nonostante Halloween fosse da anni spacciata per una festa all'insegna del terrore e della paura, in giro si vedeva solo gente che si divertiva. Perfino le abitazioni, illuminate e addobbate, sembravano partecipare all'allegria generale invitando chi si aggirava per le strade a suonare il campanello chiedendo dolciumi.
Nulla dell'antico sabbath Samhain era rimasto vivido in quella specie di farsa, forse solo una rivisitazione dela consuetudine di indossare mascheramenti per sfuggire alle anime decedute nei dodici mesi precedenti, che durante il percorso di Selene tornavano a passeggiare sulla terra in cerca di un nuovo corpo del quale prender possesso.
A non partecipare alla bolgia di divertimento generale solamente la casa all'angolo, all'inizio del sobborgo. L'unica luce, fioca, proveniva dalla cucina dando l'impressione che l'abitazione fosse vuota e desolata. La famiglia era riunita per la cena, in un silenzio imbarazzante come sempre: a capotavola era seduto un anziano e di fianco a lui, una di fronte all'altra, due donne di mezza età. Di fronte aveva preso posto una ragazzina di non più di diciassette anni, che dava l'idea di essere al mondo per errore. Sedeva silenziosa, portando meccanicamente il cibo alla bocca, senza guardare in faccia nessuno degli altri. I capelli tanto biondi da sembrare bianchi, scendevano a coprirle il viso. Teneva gli occhi bassi e il suo respiro era impercettibile, sembrava desiderare non essere in quel luogo in quel momento. 
Improvvisamente il vecchio batté la mano sul tavolo e urlò alla ragazza, «Tirati indietro quei capelli maledetta piccola bastarda. Non riesco a vederti gli occhi! E guardami quando ti parlo! Maledetta figlia di una madre nubile. Lo sai che voglio che a cena ci si presenti in un certo modo, non conciata come una donnaccia di strada, come tua madre».
Senza rispondere Lucina prese l'elastico e legò i capelli poi guardò il nonno, che tiranneggiava lei, sua madre e sua zia da che poteva ricordarselo insultando in particolare la loro scarsa virtù. Non aveva mai capito il perché, cioè almeno per quel che concerneva lei e sua zia. Sua madre viveva con la colpa di averla messa al mondo senza essere sposata o per lo meno vedova. Colpa peggiore anche il non aver mai voluto rivelare chi fosse suo padre e accettare un matrimonio riparatore. E di questo la ringraziava ogni giorno, sopportando senza fiatare insulti e cattiverie - che le avevano regalato un'esistenza solitaria e il disprezzo di tutti nel borgo dove si era trovata a vivere - ma il nonno cominciava ad esagerare. 
Alzò lo sguardo e lo fissò, per la prima volta ubbidiva a quell'ordine. Il vecchio ricominciò ad inveire contro di lei, sulla sua scarsa educazione, sulle sue pessime maniere mentre le due figlie cercavano, invano, di calmarlo. «Taci», urlò ad un certo punto Lucina alzandosi in piedi. La sedia finì per terra con un rumore di ferraglia. «Zitto e non permetterti più di offendere nessuna di noi tre. Non abbiamo mai fatto nulla di male né a te né a nessun altro. Smettila. Smettila. Smettila». 
Il vecchio restò interdetto per la reazione della nipote, che tiranneggiava al pari delle due figlie trattandola come se fosse una schiava e rivolgendosi a lei nello stesso modo in cui per anni aveva osservato suo padre agire nei confronti di sua madre e come lui stesso aveva fatto, per decenni, con sua moglie. Finché lei si era impiccata per la disperazione e lui si era sfogato sulle figlie e poi anche sulla nipote.
«Basta con queste idiozie che ripeti ogni sera, ogni giorno, sempre. Basta...». Lucina abbandonò la cucina, prese il cappotto e uscì, prima che sua madre potesse fermarla. Cominciava ad essere tardi e in giro si vedevano solamente gli ultimi ritardatari alle varie feste. Lanciò uno sguardo distratto alla gente in costume, chiedendosi che effetto facesse, mascherarsi, andare ad una festa con altre persone che non ti insultavano o minacciavano di picchiarti. 
Come i compleanni, Lucina non aveva mai festaggiato Halloween. In casa era permesso celebrare solo le feste comandate e in modo molto sobrio, quasi dimesso. Sbuffò. «Vecchio maledetto bisbetico noioso prevaricatore», mormorò mentre si lasciava alle spalle la sua casa buia. Mise le mani in tasca e tirò il cappuccio del cappotto nero cercando di mimetizzarsi.
Passeggiò lungo la via dove aveva sempre vissuto fin da quando sua madre era tornata a casa per offrirle un futuro migliore, poi non si era rivelata una buona idea ma non si era mai sentita di dirlo a sua madre e faceva sempre di tutto per essere brava in modo da non creare ulteriori preoccupazioni in casa.
Rifletté sulla possibilità di andarsene, lasciare scuola, sobborgo e famiglia cercando fortuna altrove. Lucina era così presa dai suoi pensieri da non rendersi conto di aver girato per il lato sinistro del parco.
La zona era diventata tristemente nota come ritrovo di tossici e spacciatori, prostitute e altra umanità allontanata dalle brave persone della comunità. In molti mormoravano che lei stessa sarebbe finita in mezzo a quella gente, prima o dopo. Forse a drogarsi, forse a vendersi, forse a vendere droga ai loro bravi e puliti rampolli.
In quella particolare sera nessuno aveva trovato rifugio nei cespugli per un po' di amore clandestino o per lo scambio di soldi per una dose di paradiso artificiale. 
Mentre attraversava il sentiero in terra battuta Lucina pensava a come sarebbe stato bello avere amici, persone con cui confidarsi. Si immaginò quanto sarebbe stato divertente organizzare uscite e pomeriggi insieme, invece che stare sempre da sola, cercando di non essere vista, sperando di diventare invisibile.
Si fermò e alzò gli occhi al cielo, riuscendo ad intravedere la volta tra i rami degli alberi, pensando a quanto era bello il cielo.
Non si avvide, quindi, delle vivide fiammelle che da qualche metro si erano messe a seguirla silenziosamente. Se fosse stata un po' più attenta le avrebbe notate e sarebbe scappata. Quando si ritrovò circondata non riuscì nemmeno ad urlare e poté solo mormorare «Chi-chi siete?», mentre quelle si trasformavano in fluttuanti creature nere e si avventavano su di lei. Se anche ci fu una risposta, Lucina non riuscì ad udirla. Una di esse l'avvolse nel suo sudario nero pece. Nebbia bianca di levò dal manto e penetrò nella pelle della ragazza, che cadde riversa a terra, gli occhi sbarrati e le labbra spalancate in un grido muto. 
Non trascorse nemmeno mezz'ora che la ragazza cominciò ad ansimare, tossire e tenersi la pancia con le braccia. Lentamente riprese il controllo e si mise seduta, tirandosi indietro il cappuccio del cappotto e tirando un lungo respiro. «Finalmente! Finalmente! Il mio tormento è giunto al termine. Finalmente!». Rise sonoramente, la voce era diversa, tanto cristallina da risultare quasi tagliente. 
Sospirò di nuovo mentre si osservava le mani pallide e si tastava il volto, con espressione estatica. .
Si alzò in piedi spolverandosi il cappotto e i pantaloni, considerandolo uno abbigliamento ben strano per una fanciulla. «Bene, bene...Harmonia Breendley è tornata...e ora i responsabili potranno avere la loro punizione...Non avrei mai creduto di riuscire nel mio intento», sorrise al cielo di nuovo e tornò indietro ritrovandosi sulla via principale in pochi minuti. La sua testa vorticava di immagini e pensieri della povera ragazza di cui aveva preso il corpo, i ricordi di lei si sommavano ai suoi...Harmonia, una delle tante streghe che erano state condannate nei tempi bui dell'età moderna, decise che oltre che dei discendenti di chi l'aveva mandata a morire si sarebbe presa vendetta di chi si era divertito alle spalle dell'ex proprietaria del suo nuovo corpo. Meritavano tutti una lezione.
Si guardò intorno, come era cambiato quel posto dall'ultima volta che ci era stata. Sorrise mentre si accodava ai numerosi ragazzi e ragazze che, con indosso abiti delle più strane fogge, si stavano recando alla festa di Hannaleen. All'improvviso uno, da dietro, le diede uno spintone, facendola barcollare. «Ma chi abbiamo qui? Quella piccola bastarda di Lucina...dove credi di andare pantegana? Forse vuoi intrufolarti alla festa di Hannaleen come le persone che valgono, escrescenza schifosa? Ahahahah!! Vattene, prima che ti dia la lezione che ti meriti», disse una voce maschile con un'intonazione cattiva.
Con una piroetta la ragazza dai capelli così biondi da sembrare bianchi si voltò e lo guardò con espressione malvagia. «COme vi siete rivolto a me, screanzato mortale?», si mise le mani sui fianchi e gli occhi ben fissi in quelli del ragazzo, vestito da soldato e accompagnato da altri tre, con indosso altrettante divise mimetiche. «Che cosa? Allora hanno ragione quando dicono che sei stupida, oltre che cessa. Tornatene nella tua fogna, piccola schifosa lurida. Questo non è posto per te», le rispose facendole per dare un altro spintone, ma lei si scostò e quello ruzzolò a terra. «Aahahhaah!!! Idiota di un uomo! Mai mancare di rispetto ad una dama, soprattutto se quella dama sono io» e se ne andò senza voltarsi indietro. Gli amici del ragazzo, che aveva apostrofato in quel modo Lucina, si misero a ridere sguaiatamente. Eddie Frey si tirò in piedi e disse «Avanti! Muoviamoci, dobbiamo prendere quella schifosa prima che arrivi da Hannaleen...deve imparare a stare insieme alla feccia, cui appartiene. Questa sera non avrà scampo.»• Il gruppetto si lanciò all'inseguimento dirigendosi alla villa di Hannaleen.
Intanto Lucina proseguiva seguendo le persone mascherate, senza parlare con nessuno ed evitando il contatto fisico. A metà strada si fermò davanti ad una vetrina debolmente illuminata e si osservò. Non era niente male davvero, certo con qualche aggiustatina, pensò e sorrise. Si lisciò la chioma e sorrise di nuovo: aveva bisogno decisamente di un cambio di abbigliamento e anche di un po' di belletto. Si guardò intorno poi notò che all'interno c'era una persona e le fece dei segni, mimando la richiesta di entrare finché una donna anziana le aprì e Lucina si infilò dentro. 
«Grazie signora...ho bisogno del suo aiuto...ho bisogno di un vestito...scarpe...belletto...un mantello», disse mentre passava tra gli appendiabiti, osservando e accarezzando i vestiti. «Ha qualcosa di aderente in velluto? Nero, sarebbe perfetto», fissò la vecchia e mosse le labbra pronunciando qualche parola in una strana lingua. Quella si mosse, come se fosse stata comandata da una forza esterna, e in pochi minuti recuperò ciò che la ragazza aveva richiesto. Nel mentre lei aveva tirato le tende e si era spogliata, restando solo con la biancheria intima. Si osservò allo specchio, sempre più soddisfatta della sua scelta. Si provò un paio di abiti portatele dalla vecchia, senza esserne soddisfatta poi lo vide: lucente velluto nero, con lunghe maniche e un delizioso corsetto stringivita. Lo indossò. «Perfetto!», sospirò...da un mobiletto prese un paio di stivaletti in morbida nappa, le calze che aveva indosso erano un po' spesse ma avrebbe dovuto accontentarsi, per quella sera. «Bellissimi», disse procedendo ad infilarli. Trovò poi alcuni trucchi da teatro su un si truccò, scovando nel retrobottega un grosso specchio, pur mostrando qualche perplessità su ombretti, rossetti e altri oggetti che definì "diavolerie". «Molto meglio, il mio oscuro signore sarebbe così fiero di me», disse Harmonia sbattendo le ciglia intensificate con mascara, socchiudendo gli occhi resi ancor più profondi da ombretto nero e mandando un bacio alla sua immagine riflessa nello specchio con le labbra dipinte del colore del sangue.
«E ora vediamo di divertirci un po'», commentò tra sé e sé uscendo dal negozio, dopo essersi portata via anche una pochette nera e un cappotto di velluto, scovato in mezzo ai saldi.
Non appena si ritrovò in strada notò un gruppo di ragazzi vestiti come i marinai delle navi che spesso attraccavano nel vicino porto della cittadina dove era nata. «Guardate...è Lucina!», disse uno di loro indicandola. «Ma come si è vestita?», gli fece eco un altro ridacchiando ma fermandosi ad osservarla. Lucina gli sorrise e gli mandò un bacio, avvicinandosi.
«Buonasera esimi gentiluomini - esordì, tutti si accorsero che la sua voce era differente da come se la ricordavano - forse potreste indicarmi la via per raggiungere la casa di questa Hannaleen. Ho sentito che è in corso un ricevimento e ho decisamente voglia di un po' divertimento vecchio stile. Non mi faccio una bella risata da più di quattrocento anni e questa è la serata ideale per divertirsi».
Quelli si misero a ridere, «Se Hannaleen ti vede alla sua festa di Halloween penso che potrebbe arrivare ad ucciderti - disse quello con il cappello dalla piuma nera assumendo un'espressione seria-. Lo sai che non ti può sopportare». Harmonia, che a tutti appariva come Lucina, che non aveva mai avuto vita facile per via dell'essere la figlia di una madre nubile, per non esser mai stata alla moda, per avere gusti che non erano condivisi. Tutte cose che per la rinata strega invece rendevano la ragazza speciale. 
Harmonia rise, «Ci deve solo provare, quella sciocca. Questa notte è il mio momento di rivalsa su questo mondo e ho intenzione di godermela fino in fondo. E potete chiamarmi Harmonia, gentile messere...e troverei delizioso se foste così gentile da accompagnarmi, non son sicura della strada. Inoltre non vorrete lasciarmi da sola a fronteggiare quei violenti con indosso tute a chiazze». Il ragazzo guardò gli altri, quella nuova personalità di Lucina non gli dispiaceva affatto, inoltre non aveva mai sopportato Eddie ed i suoi amici. «Va bene, ti accompagneremo e Eddie non ti farà alcun danno...su Hannaleen non posso giurarci. Ti odia per davvero». Si incamminarono, la loro meta era a meno di dieci di minuti.
Intanto Eddie e gli altri erano arrivati a casa di Hannaleen e le avevano detto che Lucina aveva tutta l'intenzione di presentarsi. La reginetta della scuola ebbe un moto di rabbia e, raccogliendo le gonne del suo costume da dama, si fece largo tra gli invitati fino a raggiungere l'ingresso. «Quella schifosa dovrà vedersela con me. Partecipare alla mia prestigiosa festa, ma chi si crede di essere? Mischiarsi con noi».
Hannaleen accolse alcuni invitati ritardatari poi si mise di fronte alla porta, dietro di lei si sistemarono Eddie e gli altri, in attesa che Lucina si mostrasse.
Non trascorsero più di cinque minuti che Harmonia, insieme ai suoi nuovi amici, fece la sua apparizione. Hannaleen restò a fissarla, non solo osava presentarsi a casa sua ma aveva anche l'ardire di farlo insieme a Kayran. «Eccoci arrivati. Resta vicino a noi», le disse Kayran indicandole Hannaleen e gli altri.
Senza dargli retta Harmonia si staccò dal gruppetto e con un gesto della mano fece aprire il cancello, soddisfatta nel scoprire che la sua magia aveva conservato tutto il suo incredibile potere. Lesse la targa e quasi sobbalzò, incredula di fronte a tanta fortuna: quella con cui avrebbe dovuto confrontarsi era niente meno che la discendente del giudice Metcalf, che l'aveva mandata alla forca con l'accusa di essere una seguace delle forze oscure, dell'antica religione...Harmonia non riuscì a trattenere una risata di trionfo.
Avanzò sicura di sé, sentendosi gli occhi non solo di Kayran ma anche di Hannaleen, di Eddie e di molti sconosciuti.
«Non hai veramente ritegno», urlò Hannaleen man mano che la ragazza che aveva l'aspetto di Lucina si avvicinava, un sorriso di scherno dipinto sul volto truccato. «Non credere che ti lascerò insozzare la mia bella casa con la tua schifosa presenza, lurida figlia di una donnaccia...sei esattamente come tua madre. tutta la tua schifosa famiglia...».
Harmonia arrivò davanti a lei, superandola di un buon cinque centimetri. Allungò una mano e senza nemmeno toccarla la fece finire addosso a Eddie e agli altri. «Zitta, non sai nemmeno di cosa stai parlando, povera sciocca. Non hai idea di chi io sia».
Harmonia si volse, i capelli mossi da un vento impercettibile, lo sguardo acceso di fiamma e la pelle splendente. «Io sono la Regina di questa notte, io sono la Gran Sacerdotessa di Samhain...o come lo chiami tu e i tuoi seguaci Halloween...Io sono colei che regna incontrastata in questa notte!». Rise la strega ragazzina alzando le mani al cielo e facendone sprigionare lampi azzurrini, ridendo allo scatenarsi della tempesta. Si rivolse di nuovo a Hannaleen, avvicinando il viso a quello paonazzo della ragazza. «Parli insultando chi non vi ha fatto nulla, odiate qualcuno solo perché diverso da voi. Sei identica al tuo antenato, quello stolto superficiale del giudice Harvey Metcalf ma ora sono tornata e avrai la lezione che meriti».
Harmonia fece un paio di passi indietro e allungò la mano destra verso Hannaleen, lentamente quella fu sollevata in aria. Qualcuno urlò, i più non riuscivano a spiccicar parola per lo stupore.
Harmonia fece vorticare per alcuni minuti la povera Hannaleen, mentre la pettinatura si disfaceva, il trucco colava e il vestito veniva trasformato in un mucchio di stracci. Poi la rimise in terra. «Eccoti servita, questo è l'abbigliamento che ti si addice...sporco quanto lo è la tua anima». Hannaleen scoppiò in lacrime. «Tu, tu...Lucina l'ho sempre detto che tu sei cattiva, malata...feccia. Meriti di essere odiata. Invidiosa lurida schifosa».
A quelle parole si alzò un forte vento e Harmonia concentrò la sua rabbia, repressa da quattrocento anni contro la ragazza. Nuovamente Harmonia pronunciò parole incomprensibili e Hannaleen si ritrovò scaraventata nuovamente addosso ad Eddie. Quello, imitato da altri, si ritrasse schifato. Hannaleen ora indossava abiti del tutto simili a quelli che Harmonia conosceva da i ricordi di Lucina e aveva lo stesso aspetto trasandato e non alla moda. «Ora tu sei esattamente identica a chi tanto hai in odio. Ti avevo detto che con me non si deve scherzare. Non provo pietà e tanto meno simpatia per le persone grette, egoiste e superficiali. Stai zitta se non vuoi che ti faccia spuntare anche due orecchie a sventola o ti faccia cadere i capelli...hahahah».
Eddie, che solo per il fatto di essere il cugino di Hannaleen si sentiva in obbligo di fare qualcosa, si lanciò verso Harmonia ma fu intercettato da Kayran, che lo spedì a terra con un pugno
Harmonia la superò ed entrò, venendo accolta da uno scroscio di applausi e qualcuno le si avvicinò congratulandosi con lei per i suoi "trucchetti".
Kayran la raggiunse. «Complimenti. Hai veramente messo a posto Hannaleen. Veramente sei la Regina di Halloween». Tutti i presenti ripeterono quel titolo come una cantilena
Harmonia si godette il momento fino a che intravide il chiarore dalla finestra. «Devo andare» disse correndo via, pur a malincuore ma il suo signore oscuro era stato chiaro: aveva solo quella notte per mettere a posto il suo conto in sospeso con i Metcalf. La sua missione era compiuta.
Era senza fiato quando si ritrovò nella radura dove si era impossessata del corpo di Lucina, sorrise quando i fuochi fatui apparvero trasformandosi negli spiriti passati. Fu avvolta dai lunghi sudari neri e si sentì tornare eterea, abbandonare il corpo per tornare nell'oscurità. Poi fu solo buio e silenzio.
Era mattina inoltrata, il sole tiepido riscaldava appena l'aria quando Lucina si ridestò, di fronte a lei stava Kayran. «Tutto bene?», le disse porgendole la mano. Lei l'afferrò guardandolo confusa. «Ti ho cercato tutta mattina, da quando all'alba sei scappata. Non si parla d'altro che della lezione che hai dato ad Hannaleen durante la sua festa».
«Lezione? Che lezione?», soffiò Lucina senza capire. Si guardò chiedendosi perché mai indossasse quel vestito, quelle scarpe preoccupata di dove potessero essere i suoi soliti abiti e di cosa avrebbe detto il nonno quando sarebbe tornata a casa dopo la scenata che gli aveva fatto. Mentre faceva quel pensiero gliene spuntò un altro, in fondo non aveva fatto niente di così terribile, niente di così irreparabile. Sorrise senza accorgersene, sentendosi bene, sentendo la vita fluire in lei.
«Prima di te nessuno aveva mai avuto il coraggio di affrontare Hannaleen. Ti sei comportata da autentica Regina di Halloween, Lucina».
«Samhain, Regina di Samhain...e chiamami Harmonia», rispose di getto sorridendo, «Io sono Harmonia».
Lo prese sottobraccio e si fece condurre fuori dal bosco e lanciò un ultimo sguardo prima di buttarsi nella sua nuova vita.



venerdì 19 ottobre 2012

HALLOWEEN


Halloween
La notte distende un velo di stelle,
dalle tombe e dalle cappelle
escono i defunti del passato anno
nei brandelli dei sudari si aggirano
e dei vivi ancora il tocco cercano
Halloween
Antica tradizione, sacralità riverita
e nei secoli mai dimenticata 
tanto meno abbandonata
dal consumismo moderno in una festa da bambini
sei stata trasformata
Halloween
Zucche intagliate, lanterne brillanti, 
feste mascherate e risa contagianti
accompagnano il trascorrer delle ore
dal tramonto all'alba, fino al sorgere del nuovo sole