lunedì 7 gennaio 2013

IL GIORNO IN CUI IL POPOLO SI RIPRESE IL POTERE

Le cronache ne parlarono per anni, dentro e fuori i confini. Fu un fatto inaspettato: un afflato che da ogni angolo della nazione uní uomini e donne di ogni etá, estrazione sociale, cultura ed identitá.
Inaspettato, come spesso sono questi avveniment,i divampó nell'arco di una notte e altrettanto rapido si spense. Ma tanto bastó per cambiare corso alla storia.

Secondo un rito passato da padre in figlio anche quella sera i cittadini si sedettero per cenare. Fu acceso l'altare del focolare domestico e ci si apprestó al consueto bombardamento mediatico.
La trasmissione fu, senza preavviso, interrotta: la speaker comunicó che c'era un messaggio urgente in diretta dall'ufficio predidenziale. Una comunicazione fondamentale per le sorti di tutti.
"Miei cari cittadini e cittadine - esordí mellifuo - sono qui davanti a voi questa sera per chiedervi ancora uno sforzo. Sacrifici per la nostra beneamata nazione. Dalla mezzanotte entreranno in vigore nuove tasse e pene più gravi per chi non verserá quanto gli spetta. Per aiutare i politici, impegnati nello sforzo di porre una fine a questa difficile congiuntura ogni stipendio sará decurtato e le somme raccolte saranno distribuite a chi governa per permettere di fare il loro lavoro. I prezzi saranno alzati di qualche punto in modo da far fronte all'economia in ribasso. Scuola e sanitá saranno a pagamento mentre non saranno più erogati fondi per chi non riesce a gestirsi autonomamente, non possiamo sprecare questa opportunitá di rilancio del nostro bel paese. Quest'anno inoltre non si terranno le elezioni, perchè, come voi capite, l'importante opera della nostra classe politica non può essere interrotta in un momento così cruciale. Certo che comprenderete questa necessitá vi auguro felici cose".
I dati dello share registrarono un 95% per cento. Dato unico nel suo genere. La giornalista non riuscí a proseguire quando fu nuovamente in onda. Stette qualche minuto in silenzio poi sbatté un pugno sul bancone e urló: "Me ne vado...questa non é una notizia. Questa é una condanna a morte di questo paese. Se ci tenete ditelo voi a quelli a casa. Io lo sporco gioco dei politici non lo voglio più fare". Si alzó in piedi prese i fogli che aveva con sé e uscí. Mentre si allontanava ripeteva a tutti, "Se aveste un po' di dignitá ve ne andreste anche voi. Non siete migliori di loro".


Nelle case la gente si guardó incredula, da nord a sud, da est ad ovest. I più lanciarono occhiate ai piatti di minestra che stavano mangiando o alle piccole fette di salume che componenavano il pasto serale.
Nuove tasse. Nuovi esborsi. Nuovi pagamenti. Riduzioni dei salari. Pochi governi avevano avuto l'ardire di metterli così alle strette.
Anziani abbracciarono i bambini, mogli i mariti. L'aria era greve ed insopportabile. Le strade, fuori, erano silenziose e deserte. I visi pallidi si specchiavano in altri visi di color cenere.
Qualcuno mormorava negazioni ossessivamente.
Duró pochi minuti, nella profonditá della coscienza di ognuno si smosse un pezzo. Un minuscolo brandello di amor proprio, di rifiuto a ció che era stato appena comunicato. E quella fiammella, un cerino, contagió le persone. Spinta forse dal rifiuto categorico alla vita grama che veniva loro prospettata: una sudditanza medioevale, o solo da chissá quale ancestrale sentimento di ribellione, la gente si riversó nelle strade. Non c'erano più differenze politiche, sociali, di pensiero. C'era solo il desiderio, crudo e spietato, di non cedere a quei ricatti, che avevano mandato avanti la nazione per decenni.
All'inizio le forze dell'ordine cercarono di fermare la fiumana ma, quando qualcuno fece notare che erano coinvolti e che si stavano rendendo complici dell'assassinio di milioni di innocenti, si unirono a loro. Quella notte tutte le barriere furono spezzate, sulla bocca di tutti poche parole come giustizia, rivoluzione, societá. Quei termini che la classe al potere aveva deriso, saccheggiato, deturpato suo piacimento per anni, con il beneplacito di chi ora richiedeva indietro la propria esistenza. Nessuno accampava scuse e, in quel paese che aveva fatto dello scaricabarile un'arte, si assumeva le proprie responsibilities per l'ignavia di cui era stato vittima.

Cortei di macchine si mossero, dirigendosi verso la capitale. Ognuno covava il proprio desiderio di partecipare a quella svolta epocale, lo curava e lo faceva crescere con quello del suo vicino. Per la prima volta fu chiaro il concetto di fratellanza e di bene comune.
L'alba divampava rosata nel cielo invernale, mentre frotte di persone, mosse da un unico sentimento di uguaglianza, si radunavano davanti ai palazzi del potere. Davanti a loro nessuna resistenza.
A gran voce chiamavano coloro che si erano autonominati governanti ad vitam. Poche minacce furono pronunciate, ma, quando fu chiaro che nessuno si sarebbe presentato a rispondere del proprio mal operato, la folla insorse.
Non c'erano cameraman a riprendere il popolo che caricava e poi si divideva come fa l'onda quando incontra ostacoli. Non c'erano commentatori opinionisti a parlarsi addosso citando questo o quello e facendo sfoggio della loro sterile cultura. Come altri, erano anime in mezzo a quelle anime.

Aiutandosi li scovarono, nei loro caldi letti, ignari di tutto. E come strabuzzarono gli occhi quando li videro, quando videro la loro stessa gente prenderli e, ignorando le proteste, portarli via.
Ministri, segretari, sottosegretari, lo stesso incauto presidente nazionale, portaborse e giú giú fino all'ultimo che in quella sporca faccenda ci aveva guadagnato o avrebbe fatto fortuna in seguito.
Anche industriali, beneficiari di sgravi a vario titolo, furono presi. Il popolo non voleva avere pietá per nessuno.
Quel giorno la giustizia fu amministrata in ogni suo scrupolo, in ogni cavillo. I condannati ebbero pene esemplari, mandati tra coloro a cui avevano cercato di togliere tutto.
Ogni privilegio fu abolito, per alzata di mano. Metodo non molto ortodosso ma di sicura comprensione generale.

"E adesso?", domandó un giovane.
"Adesso il paese é veramente nuovo e possiamo rifondarlo in modo serio. Abbiamo tutto ció che ci serve nella nostra costituzione...dobbiamo solo netterlo in pratica", rispose un anziano, che si ricordava i tempi in cui la societá era un po' più onesta.
L'applauso si propagó per vie e piazze insieme alle parole del vecchio, che di sottecchi lanciava occhiate significative a suoi amici, che poco lontano facevano gran cenni coi capi canuti.

Quello fu il giorno in cui il popolo si riprese il potere