lunedì 7 maggio 2012

IL PAESE SENZA DONNE

Non se ne accorsero subito, perché era il lunedì successivo ad una importante partita di calcio. L'euforia per la vittoria dei tifosi della squadra iridata, la tristezza mista ad una pseudo depressione sportiva di chi aveva perso, il disinteresse dei non tifosi di quello sport che si preoccupavano di ben altro, distrassero i milioni di abitanti.
In una sorta di trance quella mattina si alzarono, si fecero la doccia, lavarono di denti, vestirono, bevvero milioni di caffè, si incamminarono per andare a scuola, all'università, al bar, al lavoro. Giovani, adulti, bambini, anziani cominciarono il nuovo giorno come se fosse tutto normale. I politici di ogni schieramento quella incredibile mattina si ritrovarono tutti riuniti in parlamento. Un fatto storico che trovò eco su tutti i telegiornali come caso assolutamente unico dall'unificazione del paese qualche secolo prima. Nemmeno loro che avevano in mano le sorti del paese si resero conto di niente.
Troppo intenti ad insultarsi più pesantemente del solito mischiando politica, calcio, insulti alle parenti di vario grado (dalla mamma alla sorella, fino alla bisnonna di quarta generazione senza dimenticare zie e cugine) e ovviamente riferimenti a passate appartenenze partitiche e a passaggi di schieramento degni del miglior trasformista da cabaret. Ci fu chi, in un impeto forse di ilarità, propose di assumere, invece che i soliti uscieri, qualche arbitro, meglio se di boxe. Visto il trascendere delle persone e l'escalation della violenza..
Solo verso l'ora di pranzo qualcuno, un po' più sveglio degli altri o semplicemente un po' più affamato, cominciò a rendersi conto che qualcosa non quadrava. Mancava qualcosa, ma non si riusciva a definire chiaramente cosa fosse.
Fu solo alle 20, quando in milioni erano infine rientrati nelle proprie abitazioni, erano sprofondati sul divano, telecomando saldo in pugno davanti alla televisione, che finalmente la sensazione di smarrimento e di mancanza prese forma ed ebbe una definizione. Una di quelle tanto care a giornalisti televisivi e delle carta stampata. "Tutte le donne del paese, dalle neonate alle più anziane, erano misteriosamente scomparse. Non un esodo di massa - lesse con un certo imbarazzo e non poche perplessità lo speaker di una delle principali reti televisive della nazione - verso altri paesi ma semplicemente una sparizione. Si calcola che oltre la metà della popolazione non sia più presente sul territorio nazionale. Un fatto assolutamente unico nella storia dell'umanità".
Immediatamente vi fu chi nella capitale, nei centri del potere, ordinò riunioni, commissioni, i soliti iter di governi che finivano per risolversi nel nulla. Ci fu chi rimase imbambolato sul suo divano senza riuscire a sapere bene come prendere quella notizia. E ora?
Non mancò anche chi rise e affermò che "finalmente tutto avrebbe funzionato, perché in fondo, chi aveva bisogno di quella parte che nella maggior parte dei casi gravava sulla controparte maschile?". Come sempre capita queste affermazioni così accese ed estreme fecero proseliti in fretta, ma altrettanto velocemente li persero. Chi più chi meno non c'era un solo uomo che non avesse perso almeno una donna. I bambini piangevano perché volevano la mamma, i mariti riempivano i ristoranti orfani della cucina della moglie e allungavano la mano in letti vuoti e freddi a metà rimpiangendo quel calore che fino a poco prima avevano dato così per scontato. 
Il paese, incredibilmente, invece di progredire come era stato auspicato dai più ferventi sostenitori del maschilismo  entrò in una fase recessiva.
Gli scienziati, uomini e donne (che però restavano il minimo indispensabile per capire la situazione e poi se ne tornavano nei loro sicuri paesi di origine dove erano trattate con rispetto per la loro conoscenza e il loro lavoro e non come oggetti del ludibrio e della lussuria di quei poveri uomini senza donne), di mezzo mondo si riversarono in quel paese per cercare di capire cosa potesse essere accaduto.
Spiegazioni scientifiche non ne trovarono per quella strana scomparsa ma le relazioni che consegnarono ai loro capi di governo, che li avevano spediti per valutare la possibilità di inviare delle volontarie per prendere il posto delle donne scomparse. "Gli uomini interrogati hanno dimostrato scarso rispetto per le donne. Anche tra i più giovani la considerazione è che esse siano cameriere, cuoche, amanti, oggetti sessuali, corpi da mettere in mostra senza considerazione per sentimenti, aspettative". Le possibili volontarie furono richiamate e il progetto morì.
Nel paese si cercava una soluzione, visto che il tempo passava e le donne non riapparivano, si presentava il problema dell'invecchiamento della popolazione.
Una situazione presente anche prima, ma almeno qualche bambino nasceva ogni tanto, anche se per lo più tra gli immigrati. Ora niente, perché anche le donne che là avevano trovato una nuova patria erano sparite, insieme a quelle che vi erano nate e cresciute.
Il governo convocò conferenze su conferenze cercando di tranquillizzare il popolo, ma ormai la paura stava prendendo il sopravvento. Bisognava agire
Alla fine il presidente ordinò alle più brillanti menti del paese in campo medico di trovare una soluzione e fu così che questi partorirono l'idea di "modificare" l'attitudine sessuale degli uomini rimasti.
A seguito di quella proposta che molti letteralmente fuggirono, prendendo la via dei paesi dove le donne ancora c'erano chiedendo asilo. Una strana emigrazione, che sembrava destinata a non avere fine, tanto che qualche capo di governo minacciò di chiudere le frontiere mentre i più malleabili facevano firmare a chi chiedeva ospitalità di trattare in modo diverso le donne. Nuove leggi per migliorare la condizione delle donne, per garantire sicurezza del posto di lavoro, l'accesso al lavoro, furono emanate per poter evitare che quella catastrofe potesse verificarsi anche da loro.
Il paese che maggiormente aveva fatto del machismo e del maschilismo la propria bandiera relegando a ruolo di comparsa la donna si trovava sull'orlo di un cambio epocale: tutti sarebbero diventati ibridi, né maschi né femmine ma all'occorrenza un po' di entrambi nella speranza che a forza di modificazioni prima o poi sarebbero riusciti a tirar fuori una donna con tutti i connotati al posto giusto. Ci sarebbe stata, ovviamente, una non tanto ristretta cerchia che non avrebbe subito questo trattamento per garantire la fornitura del materiale genetico maschile necessario ad un futuro concepimento alla vecchia maniera. In questo modo gli esperti erano convinti di poter arrivare ad un riequilibrio maschile/femminile nel giro di poche generazioni. 
Gli scettici non mancavano ma la disperazione serpeggiava tra i più e alla fine anche i più reticenti furono costretti ad accettare. Il giorno del referendum, per la prima volta da anni, vi fu un'affluenza alle urne del cento per cento.
E vinsero i favorevoli a quel delirio genetico, quel giorno non mancarono tafferugli e proteste. Chi vi partecipò subì una condanna esemplare, almeno dal punto di vista di chi la pronunciò: tutti sarebbero stati sottoposti inderogabilmente al trattamento.
Con un'organizzazione sconosciuta fino a pochi mesi prima furono creati uffici appositi dove bisognava registrarsi ed essere visitati, per sapere quale sarebbe stato il proprio destino: una specie di fuco ermafrodita oppure un uomo sano con tutti gli attributi.
A finire sotto la scure della modificazione furono soprattutto i più giovani, i bambini che ancora non avevano un'idea precisa della propria identità. E si procedette a questo scempio umano, estremo tentativo di trovare una soluzione.
A gruppi d'età venivano imbottiti di estrogeni e di ogni sostanza che avrebbe potuto portare a qualcosa di simile al cambio di sesso, con risultati spesso aberranti. Gli ospedali si riempirono di disperati che soffrivano, la mentalità maschilista che discendeva da secoli di educazione si scontrava con la nuova fisicità dei soggetti.
I suicidi si moltiplicarono, e alla fine - dopo due anni di sperimentazioni e oltre il 70% di fallimento - fu abbandonato il progetto. Bisognava trovare una soluzione e il nuovo governo tornò a bussare alle porte dei paesi vicini chiedendo che si riconsiderasse l'opzione delle volontarie.
Ma la risposta fu un secco rifiuto: nessuno voleva mettere nelle mani di uomini che si ammazzavano a vicenda, chi era ancora totalmente uomo non lesinava di perseguitare e poi uccidere, mutilare chi era stato reso un po' troppo effeminato per i loro gusti. Veri e propri tribunali illegali si formarono nei quartieri, perseguitando questi disgraziati, che non avevano protezione dalla legge dello stato e tanto meno dalle forze dell'ordine, in quelle poche occasioni in cui vi si rivolgevano. Dalla televisione la comunicazione di omicidi e persecuzioni raggiunsero livelli da bollettini di guerra. Le carceri e gli ospedali si riempirono, le strade e gli uffici si svuotarono. L'economia andò sempre peggio. Il nuovo governo che si era insediato con la promessa di risolvere la situazione, formato da reduci di precedenti compagini, che ben si erano adeguati a quella nuova società, dimostrò in pochi mesi tutta la sua inutilità.
In quella società non era cambiato nulla, le donne erano state solo sostituite da surrogati più o meno riusciti, la mentalità era la medesima e chi stava al potere aveva dimostrato pienamente la propria incapacità a gestire quella situazione con leggi adeguate.
Il paese fu condannato e i pochi che alla fine sopravvissero al dilagare della pazzia e dell'escalation di violenza si ridusse ad uno stato semi selvatico, sopravvivendo.
Senza ricambio generazionale in meno di cinquant'anni quella nazione che era stata culla di cultura e di civiltà divenne una landa desolata e quasi totalmente disabitata, ricca solo delle vestigia di un glorioso passato in cui le donne era stato paragonate a dee e ad angeli.

6 commenti:

  1. Questo racconto fantastico mi ha ricordato un articolo letto recentemente (realtà).
    "In Armenia non ci sono donne: lo ha annunciato, non senza preoccupazione, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) in un rapporto."
    http://www.atlasweb.it/2011/12/20/armenia-aborti-selettivi-il-paese-restera-senza-donne-579.html

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  2. omg...giuro che non l'avevo letto ... ahahahhaha e questo dimostra che la realtà supera la fantasia!!!!

    grazie Carlo vado a leggerlo!!!!

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  3. Bellissimo e originale! scritto bene, amaro, rispecchia l'umanità e l'italianità... Si cambiano le forme, ma non i contenuti e la mentalità resta... che amarezza!
    Da leggere!!

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  4. uno dei tuoi racconti più riusciti, davvero splendido! Da rileggere

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  5. veramette bello...mi ricorda (come concetto di nascite e di crollo sociale) il film "i figli degli uomini)...ma molto originale e veramente bello,molto fluido e di piacevole lettura, complimenti

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  6. Sorry il delay, Giusti...beh si vagamente può ricordare sons of men...solo che lí c'é un happy end! Io odio Gli happy end

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