martedì 30 aprile 2013

L'ULTIMA VOLTA DI EUNICE

Davanti allo specchio Eunice si tocca lo zigomo arrossato. Una escoriazi
oncina é appena appena percettibile sotto il suo indice, ancora tremante per lo scontro consumatosi poc'anzi. Al tocco leggero le sembra che l'osso sia a posto, ma il dolore causato dall'ultima sberla all'altezza della tempia l'ha stordita. Ricaccia indietro le lacrime insieme al mal di capo. Non ha alcuna intenzione di dare a Saverio la soddisfazione di vederla piegata di fronte al suo ennesimo scatto d'ira gratuito. Quella sarà l'ultima volta.

"Questa volta no. Questa è l'ultima volta". Si ripete la donna mentre disinfetta con acqua ossigenata il puntolino rosso, chiusa a chiave nel bagno. Trattiene il respiro mentre il batuffolo di cotone sfiora l'epidermide. Si siede sul bordo della vasca, la testa appoggiata alla fredda ceramica del lavandino e cerca di recuperare il respiro, respingendo singulti e lacrime. Non piangerà per la bestia che è di là e che non riesce più a chiamare marito. E quella sarà l'ultima volta. Prima di uscire si spalma un po' di fondotinta sullo zigomo, per attenuare il rossore, nonostante il pizzicore il suo viso torna quasi accettabile. I segni del tempo non sono così visibili se mantiene un'espressione rilassata e sorridente, in questo frangente il discorso è completamente all'opposto: dense macchie scure devastano il contorno occhi, il rossore sullo zigomo spicca ancora anche da sotto la crema e dal naso alla bocca si disegnano due spesse rughe.
"É l'ultima volta", Eunice si rivolge alla se stessa dello specchio prima di uscire e dirigersi in cucina. "L'ultima volta". 

Dall'altra stanza Saverio si è seduto sul divano fumando, sa bene quanto sua moglie odi l'odore del sigaro. Ride guardando l'orologio, sa che a breve dovrà uscire per preparare la cena, "e se non sarà più che deliziosa avrà un'altra lezione", sghignazza tra sé e sé Saverio aspirando lunghe boccate. Ha acceso il televisore ma non lo guarda, spia invece la moglie che si affaccenda a cucinare. Immagina il suo corpo, ancora asciutto, sotto la vestina da casa che indossa. Sul suo viso compare un'espressione di cupidigia.
Saverio aspira ancora, con aria assorta, senza dar retta ai servizi del telegiornale, pensa a ciò che farà a sua moglie più tardi, quando si saranno coricati. Il suo olfatto è distratto, senza preavviso, da un appetitoso profumo di cibo. Si alza e va verso la cucina, intenzionato a decifrare quell'aroma, gustandolo direttamente.
Attraverso la porta socchiusa Eunice canticchia una vecchia melodia della loro gioventù, Saverio si ferma e infila la testa nello spazio: sua moglie si muove tra il tavolo e i fornelli tagliando, versando in pendola, dosando i condimenti. E dai tegami si spandono nuovi profumi. Fa per entrare ma lei gli si frappone davanti, sorridente nonostante la chiazza mal coperta da qualche intruglio cosmetico. "Tesoro vai di là e versati un aperitivo, qui mi ci vorranno ancora dieci minuti. É una sorpresa per te. Tesoro", scandiscono le labbra rosate, ancora piene nonostante ad un attento esame si riescano ad intravedere le cicatrici dei tagli passati. E lo spinge fuori con il suo corpo, guardandolo con espressione serena, ma l'uomo scorge qualcosa di anomalo negli occhi della donna, di mai visto prima di quella sera.
A Saverio non resta che ubbidire e torna in salotto dove si versa una generosa dose di whisky. Lo sorseggia con gusto mentre ripensa alla scena di poco prima, al comportamento di Eunice. Sicuramente una tattica per compiacerlo, come se tutto questo potesse evitarle il programma che ha in mente per lei per il dopocena.

"Eccoti caro, siediti", cinguetta Eunice scostando la sedia ed invitandolo ad accomodarsi al tavolo, il vino è già nel bicchiere e un piatto di spezzatino con le patate è già nel piatto. Quando lui si è seduto, finalmente anche lei prende posto, si serve una piccola porzione di carne e si versa un bicchier d'acqua.
Saverio trangugia l'ultimo sorso di whisky e si getta sulla pietanza, inghiottendola quasi senza masticare. "Non male", chiosa tra un boccone e l'altro. Eunice china il capo e sorride poi gliene serve un'altra porzione. E anche questa in pochi minuti è terminata. Prima che Saverio possa aprire bocca gli è servita una coppa di frutti di bosco, resi più brillanti dalla granella di zucchero.
"Mi vuoi viziare?", ride sguaiatamente l'uomo prendendo una generosa cucchiaiata delle bacche, Eunice si schermisce con una risatina ma questa volta non gli toglie gli occhi di dosso. Non c'è espressione in essi, lo guarda ma ha l'impressione di non vederlo. "É l'ultima volta".

Dopo la gran mangiata che si è fatto Saverio pensa che, forse, potrebbe rimandare il programma ad altra sera ma lascia decidere la sorte di Eunice al caffè: se sarà buono come il resto le concederà una tregua. Altrimenti non le sarà risparmiato alcunché. Ride tra sé, seguendo i movimenti della donna che riempie la moka prima di acqua, poi di profumato caffè e infine pone il tutto sul fuoco.
In pochi minuti un intenso profumo di arabica si spande per la cucina e una tazzina compare, come per magia, davanti a Saverio. "Come piace a te", aggiunge Eunice tornando al suo posto e sorridendo. Quasi in un sol sorso il marito butta giù anche il caffè, il sapore gli ricorda quello che beveva nelle estati della sua gioventù a casa dei nonni.
Sorride ad Eunice, con quella cena si è guadagnata una tregua, ma per l'indomani aveva già in mente nuovi giochi da sperimentare. "Torna di salotto e fumati un sigaro - gli dice - mentre io finisco di rassettare". A quelle parole Saverio guarda Eunice, possibile che abbia veramente udito? Lei gli sorride e ancora lui scorge quello strano sguardo nei suoi occhi. Non se lo fa ripetere e fila in salotto, si accomoda sul divano e si accende un secondo sigaro.
Dalla cucina giungono le flebili note di una vecchia canzoncina e cullato da quelle in poco tempo Saverio si assopisce.


É un rumore pesante e cadenzato, come di qualcuno che sta camminando indossando pesanti scarponi da lavoro, che desta Saverio. Nell'intontimento che segue il torpore, scorge l'ora: le 22.45. Ha dormito meno di due ore ma non si sente affatto riposato. Alle sue spalle ancora il rumore cadenzato di passi. Fa per alzarsi ma si trova immobilizzato. Di fronte a lui, seduta sulla poltrona c'è Eunice, che lo fissa con quegli occhi privi di qualunque espressione. "É stata l'ultima volta", afferma lei con vigore, con una voce nuova che lui in quei dieci anni di matrimonio e di soprusi, quasi quotidiani, non le ha mai udito. "Potete portarlo via".

Come dal nulla appaiono due gigantesse, vestite con quella che sembra una divisa. Lo afferrano con mala grazia e se lo caricano sulle spalle. "Un altro", dice una all'altra, da quelle labbra serie e tirate esce una vocina da usignolo, che contrasta con il suo aspetto. Saverio cerca di liberarsi contorcendosi e piangendo, implorando e minacciando. "In ultimo fanno sempre così", dice l'altra. Anche in lei, che ha un'apparenza piuttosto mascolina, la voce mantiene una femminilità d'altri tempi.
Con il loro fardello se ne vanno, Eunice attende fin quando non ode più i passi delle due e solo allora si alza, chiude a chiave la porta e si concede un vero autentico sorriso a cuor leggero. Dalla tasca del grembiule trae il cellulare, di cui ha tenuto segreto l'acquisto al marito, e rilegge l'unico sms ricevuto su quel numero: "É l'ultima volta. Sparirà. Parola di Calipso*".

Ora è libera e dal giorno dopo avrebbe avuto una nuova vita.




*Calipso -> centro autonomo libero in permanente sospensione ominosa

2 commenti:

  1. Una bella idea, il tema della violenza sulle donne in una salsa un po' diabolica, ma non truculenta. Alcuni cambiamento possono essere fatti sul piano stilistico: evita espressioni come alcunché o mala grazia, piuttosto usa un termine più "concreto" o inserisi un'azione. Cose che si sistemano... il racconto è davvero interessante! - Robby

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  2. Una bella idea, il tema della violenza sulle donne in una salsa un po' diabolica, ma non truculenta. Alcuni cambiamento possono essere fatti sul piano stilistico: evita espressioni come alcunché o mala grazia, piuttosto usa un termine più "concreto" o inserisi un'azione. Cose che si sistemano... il racconto è davvero interessante!

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