mercoledì 1 maggio 2013

JANE NON SI GUARDA ALLO SPECCHIO DOPO MEZZANOTTE

I

Jane si desta dall'improvviso quanto urgente bisogno di andare in bagno. Sul telefono legge l'1.25. Deglutisce. Si volta e scorge la sagoma della schiena di Martin, percepisce il suo russare lento e sommesso.
Intorno a lei solo silenzio e buio. Cerca di trattenere lo stimolo ma senza successor alla fine si risolve e si alza. A tentoni esce dalla stanza da letto e raggiunge il bagno, sul lato opposto del corridorio. Accede la lucee si guarda intorno. Alle sue spalle una voragine oscura e pastosa, davanti a lei un cono giallo opalescente. Si stropiccia gli occhi ed avanti di un passo. Quando arriva in prossimitá del lavandino si abbassa di colpo e scatta in una corsetta. Non più di due o tre passi ma tanto le basta per superare lo specchio, che riflette il muro bianco e un pezzo dell'armadietto dei medicinali.
Stessa operazione quando ha finito, per lavarsi le mani si mette di lato, a testa china sul lavabo, come se volesse controllare per bene ció che sta facendo. Piegata supera lo specchio e torna a letto. Mentre scivola sotto le coltri ripensa a poco prima, si sente un po' ridicola ma quella é un'abitudine di cui non ha mai saputo - o voluto - liberarsi.
Negli anni Jane ha perso molte abitudini, con forza di volontá ha smesso di fumare, mangiare carne, martoriarsi le unghie, bere troppo, dire le brutte parole. Non hai mai provato, invece, a guardarsi in uno specchio dopo il tocco della mezzanotte, camminare quasi carponi per evitare il proprio riflesso é ormai un gesto che le viene naturale. In lei, nella sua memoria di bambina, le parole di sua mamma sono ancora scolpite. "Ricordati Jane, non ci si guarda mai in uno specchio dopo la mezzanotte. Gli spiriti si aggirano per la notte in cerca di qualcuno da prendere e portare con sé nel mondo delle ombre. O peggio". Sua madre non le aveva mai rivelato cosa fosse quel "peggio", ma la sua fantasia aveva colmato l'assenza di informazioni proponendole scenari terribili. Anche adesso che é adulta, ha un buon lavoro, una casa, un fidanzato e che nel complesso si sente realizzata, non si guarda mai allo specchio dopo mezzanotte. É il suo segreto tallone d'achille, di cui di giorno di dimentica.
Il pensiero di questa sua incapacitá a liberarsi di questa dipendenza dall'insegnamento materno la tiene sveglia per qualche tempo, immersa nell'oscuritá come sotto una pesante coperta, da sola. "Forse é il momento di passare oltre", si dice parlando con la Jane che abita nel suo cervello. "Come diceva sempre il babbo? Un passo alla volta e potrai arrivare dove vuoi. Faró proprio cosí". Nella sua testa qualcuno mormora, "Non si fa. Non si disubbidisce alla mamma". Jane non sente perchè si é addormentata.

II

Nei giorni seguenti una serie di circostanze si frappongono tra Jane e il suo tentativo di guardarsi in uno specchio dopo la mezzanotte e la giovane donna comincia a pensare che potrebbe lasciar perdere. Jane é ostinata e ha deciso che vuole liberarsi di quella sciocca abitudine infantile.
Arriva finalmente il weekend e, insieme a Martin, esce per un concerto in un locale nuovo ma alla moda. É allegra quando tornano a casa e pensa che una doccia sia ció che le ci vuole per rlassarsi prima di andare a dormire. Mentre apre l'acqua, comincia a spogliarsi le torna in mente il suo proposito. Mezzanotte é passata da una quarantina di minuti.
É allora che Jane é colta da dubbi, si siede sul bordo della vasca, risente la voce di sua mamma. L'ansia la coglie. Pensa di chiudere l'acqua e andarsene a dormire, tenendosi quel suo piccolo segreto, innocuo, per il resto della vita ma la sua testardaggine ha la meglio. Prende un lungo respiro e si alza in piedi, con un mezzo salto si para davanti allo specchio. Di fronte a lei la sua immagine e alle sue spalle il muro. Si concede un sorriso, ma l'immagine resta identica: il make up sbavato, le occhiaie, il viso arrossato e le labbra tirate. Nessun accenno di sorriso. Jane si sente mozzare il respiro e chiude forte gli occhi, li riapre e si guarda ancora. Il suo riflesso é immobile mentre lei fa le boccacce, tira fuori la lingua, si scompiglia i capelli.
Prova a spostarsi, ma non riesce a muovere un passo. É prigioniera degli occhi senza espressione della Jane nello specchio. Prova a chiamare Martin ma non esce suono dalla bocca.
Il panico la coglie, prepotente e strisciante. Si accascia, senza fiato, sul tappeto, gli occhi chiusi, incapace di muoversi.
Dopo quello che le sembra un tempo senza fine, sente alle sue spalle un rumore. Probabilmente Martin. Si solleva in ginocchio e, con la coda dell'occhio, scorge una veste grigia che fluttua a mezz'aria. In preda al terrore si gira di scatto, per cercare una via di fuga ma finisce solo per trovarsi faccia a faccia con sua madre. Le orbite vuote la fissano e un sorriso spettrale si apre sul viso incartapecorito. "Te l'avevo detto", afferma il fantasma della donna risucchiandola in un abbraccio gelido.
Mezz'ora dopo Martin, sentendo ancora l'acqua scorrere, bussa ed entra nel bagno. Jane é sul pavimento, il pallore livido della morte ha già ghermito il suo viso, gli occhi sono vitrei e il corpo comincia ad essere rigido e simile a quello di un fantoccio. L'ultima cosa che Martin riesce a leggere é la frase, scritta con una matita nera per occhi, campeggia la frase "Jane non si guarda allo specchio dopo mezzanotte", poi una donna pallida molto somigliante a quella sdraiata per terra lo accoglie nel suo abbraccio gelido.

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