sabato 20 ottobre 2012

THE HALLOWEEN QUEEN



HALLOWEEN QUEEN

C'era molta emozione, soprattutto tra i ragazzi, per l'approssimarsi della notte di Halloween. Sui patii delle case erano state sistemate zucche intagliate nelle più svariate espressioni di Jack Lantern. I bambini cominciavano ad indossare i loro costumi per il consueto giro bussando alle case dei vicini per raccogliere dolcetti e regalini.
Nelle vie si potevano già vedere gruppetti di piccoli maghi, principesse dai vaporosi vestiti rosae poi fate, elfi e altre misteriose creature dai mantelli neri.
Non solo i bimbi si divertivano in quella strana notte ma anche i più grandi si stavano preparando per trascorrerla in modo divertente. I più fortunati, travestiti dai mostri classici della tradizione, si apprestavano a presentarsi a casa di Hannaleen Metcalf, considerata senza possibilità di smentita la ragazza più invidiata della città dato che suo padre era il più ricco nella zona ed era anche considerato un uomo del quale era meglio non mettere in discussione le opinioni, per la consueta festa all'insegna della paura.
Le festa di Halloween a casa di Hannaleen potevano essere considerate eventi esclusivi ed essere tra gli invitati significava contare qualcosa nella ristretta comunità.
Gli esclusi potevano ripiegare sulla festa organizzata nella palestra della scuola, cercando di immaginare come sarebbe stato essere ammessi nelle sale di casa Metcalf, decorata per l'occasione con scheletri e altre amenità paurose.
Nonostante Halloween fosse da anni spacciata per una festa all'insegna del terrore e della paura, in giro si vedeva solo gente che si divertiva. Perfino le abitazioni, illuminate e addobbate, sembravano partecipare all'allegria generale invitando chi si aggirava per le strade a suonare il campanello chiedendo dolciumi.
Nulla dell'antico sabbath Samhain era rimasto vivido in quella specie di farsa, forse solo una rivisitazione dela consuetudine di indossare mascheramenti per sfuggire alle anime decedute nei dodici mesi precedenti, che durante il percorso di Selene tornavano a passeggiare sulla terra in cerca di un nuovo corpo del quale prender possesso.
A non partecipare alla bolgia di divertimento generale solamente la casa all'angolo, all'inizio del sobborgo. L'unica luce, fioca, proveniva dalla cucina dando l'impressione che l'abitazione fosse vuota e desolata. La famiglia era riunita per la cena, in un silenzio imbarazzante come sempre: a capotavola era seduto un anziano e di fianco a lui, una di fronte all'altra, due donne di mezza età. Di fronte aveva preso posto una ragazzina di non più di diciassette anni, che dava l'idea di essere al mondo per errore. Sedeva silenziosa, portando meccanicamente il cibo alla bocca, senza guardare in faccia nessuno degli altri. I capelli tanto biondi da sembrare bianchi, scendevano a coprirle il viso. Teneva gli occhi bassi e il suo respiro era impercettibile, sembrava desiderare non essere in quel luogo in quel momento. 
Improvvisamente il vecchio batté la mano sul tavolo e urlò alla ragazza, «Tirati indietro quei capelli maledetta piccola bastarda. Non riesco a vederti gli occhi! E guardami quando ti parlo! Maledetta figlia di una madre nubile. Lo sai che voglio che a cena ci si presenti in un certo modo, non conciata come una donnaccia di strada, come tua madre».
Senza rispondere Lucina prese l'elastico e legò i capelli poi guardò il nonno, che tiranneggiava lei, sua madre e sua zia da che poteva ricordarselo insultando in particolare la loro scarsa virtù. Non aveva mai capito il perché, cioè almeno per quel che concerneva lei e sua zia. Sua madre viveva con la colpa di averla messa al mondo senza essere sposata o per lo meno vedova. Colpa peggiore anche il non aver mai voluto rivelare chi fosse suo padre e accettare un matrimonio riparatore. E di questo la ringraziava ogni giorno, sopportando senza fiatare insulti e cattiverie - che le avevano regalato un'esistenza solitaria e il disprezzo di tutti nel borgo dove si era trovata a vivere - ma il nonno cominciava ad esagerare. 
Alzò lo sguardo e lo fissò, per la prima volta ubbidiva a quell'ordine. Il vecchio ricominciò ad inveire contro di lei, sulla sua scarsa educazione, sulle sue pessime maniere mentre le due figlie cercavano, invano, di calmarlo. «Taci», urlò ad un certo punto Lucina alzandosi in piedi. La sedia finì per terra con un rumore di ferraglia. «Zitto e non permetterti più di offendere nessuna di noi tre. Non abbiamo mai fatto nulla di male né a te né a nessun altro. Smettila. Smettila. Smettila». 
Il vecchio restò interdetto per la reazione della nipote, che tiranneggiava al pari delle due figlie trattandola come se fosse una schiava e rivolgendosi a lei nello stesso modo in cui per anni aveva osservato suo padre agire nei confronti di sua madre e come lui stesso aveva fatto, per decenni, con sua moglie. Finché lei si era impiccata per la disperazione e lui si era sfogato sulle figlie e poi anche sulla nipote.
«Basta con queste idiozie che ripeti ogni sera, ogni giorno, sempre. Basta...». Lucina abbandonò la cucina, prese il cappotto e uscì, prima che sua madre potesse fermarla. Cominciava ad essere tardi e in giro si vedevano solamente gli ultimi ritardatari alle varie feste. Lanciò uno sguardo distratto alla gente in costume, chiedendosi che effetto facesse, mascherarsi, andare ad una festa con altre persone che non ti insultavano o minacciavano di picchiarti. 
Come i compleanni, Lucina non aveva mai festaggiato Halloween. In casa era permesso celebrare solo le feste comandate e in modo molto sobrio, quasi dimesso. Sbuffò. «Vecchio maledetto bisbetico noioso prevaricatore», mormorò mentre si lasciava alle spalle la sua casa buia. Mise le mani in tasca e tirò il cappuccio del cappotto nero cercando di mimetizzarsi.
Passeggiò lungo la via dove aveva sempre vissuto fin da quando sua madre era tornata a casa per offrirle un futuro migliore, poi non si era rivelata una buona idea ma non si era mai sentita di dirlo a sua madre e faceva sempre di tutto per essere brava in modo da non creare ulteriori preoccupazioni in casa.
Rifletté sulla possibilità di andarsene, lasciare scuola, sobborgo e famiglia cercando fortuna altrove. Lucina era così presa dai suoi pensieri da non rendersi conto di aver girato per il lato sinistro del parco.
La zona era diventata tristemente nota come ritrovo di tossici e spacciatori, prostitute e altra umanità allontanata dalle brave persone della comunità. In molti mormoravano che lei stessa sarebbe finita in mezzo a quella gente, prima o dopo. Forse a drogarsi, forse a vendersi, forse a vendere droga ai loro bravi e puliti rampolli.
In quella particolare sera nessuno aveva trovato rifugio nei cespugli per un po' di amore clandestino o per lo scambio di soldi per una dose di paradiso artificiale. 
Mentre attraversava il sentiero in terra battuta Lucina pensava a come sarebbe stato bello avere amici, persone con cui confidarsi. Si immaginò quanto sarebbe stato divertente organizzare uscite e pomeriggi insieme, invece che stare sempre da sola, cercando di non essere vista, sperando di diventare invisibile.
Si fermò e alzò gli occhi al cielo, riuscendo ad intravedere la volta tra i rami degli alberi, pensando a quanto era bello il cielo.
Non si avvide, quindi, delle vivide fiammelle che da qualche metro si erano messe a seguirla silenziosamente. Se fosse stata un po' più attenta le avrebbe notate e sarebbe scappata. Quando si ritrovò circondata non riuscì nemmeno ad urlare e poté solo mormorare «Chi-chi siete?», mentre quelle si trasformavano in fluttuanti creature nere e si avventavano su di lei. Se anche ci fu una risposta, Lucina non riuscì ad udirla. Una di esse l'avvolse nel suo sudario nero pece. Nebbia bianca di levò dal manto e penetrò nella pelle della ragazza, che cadde riversa a terra, gli occhi sbarrati e le labbra spalancate in un grido muto. 
Non trascorse nemmeno mezz'ora che la ragazza cominciò ad ansimare, tossire e tenersi la pancia con le braccia. Lentamente riprese il controllo e si mise seduta, tirandosi indietro il cappuccio del cappotto e tirando un lungo respiro. «Finalmente! Finalmente! Il mio tormento è giunto al termine. Finalmente!». Rise sonoramente, la voce era diversa, tanto cristallina da risultare quasi tagliente. 
Sospirò di nuovo mentre si osservava le mani pallide e si tastava il volto, con espressione estatica. .
Si alzò in piedi spolverandosi il cappotto e i pantaloni, considerandolo uno abbigliamento ben strano per una fanciulla. «Bene, bene...Harmonia Breendley è tornata...e ora i responsabili potranno avere la loro punizione...Non avrei mai creduto di riuscire nel mio intento», sorrise al cielo di nuovo e tornò indietro ritrovandosi sulla via principale in pochi minuti. La sua testa vorticava di immagini e pensieri della povera ragazza di cui aveva preso il corpo, i ricordi di lei si sommavano ai suoi...Harmonia, una delle tante streghe che erano state condannate nei tempi bui dell'età moderna, decise che oltre che dei discendenti di chi l'aveva mandata a morire si sarebbe presa vendetta di chi si era divertito alle spalle dell'ex proprietaria del suo nuovo corpo. Meritavano tutti una lezione.
Si guardò intorno, come era cambiato quel posto dall'ultima volta che ci era stata. Sorrise mentre si accodava ai numerosi ragazzi e ragazze che, con indosso abiti delle più strane fogge, si stavano recando alla festa di Hannaleen. All'improvviso uno, da dietro, le diede uno spintone, facendola barcollare. «Ma chi abbiamo qui? Quella piccola bastarda di Lucina...dove credi di andare pantegana? Forse vuoi intrufolarti alla festa di Hannaleen come le persone che valgono, escrescenza schifosa? Ahahahah!! Vattene, prima che ti dia la lezione che ti meriti», disse una voce maschile con un'intonazione cattiva.
Con una piroetta la ragazza dai capelli così biondi da sembrare bianchi si voltò e lo guardò con espressione malvagia. «COme vi siete rivolto a me, screanzato mortale?», si mise le mani sui fianchi e gli occhi ben fissi in quelli del ragazzo, vestito da soldato e accompagnato da altri tre, con indosso altrettante divise mimetiche. «Che cosa? Allora hanno ragione quando dicono che sei stupida, oltre che cessa. Tornatene nella tua fogna, piccola schifosa lurida. Questo non è posto per te», le rispose facendole per dare un altro spintone, ma lei si scostò e quello ruzzolò a terra. «Aahahhaah!!! Idiota di un uomo! Mai mancare di rispetto ad una dama, soprattutto se quella dama sono io» e se ne andò senza voltarsi indietro. Gli amici del ragazzo, che aveva apostrofato in quel modo Lucina, si misero a ridere sguaiatamente. Eddie Frey si tirò in piedi e disse «Avanti! Muoviamoci, dobbiamo prendere quella schifosa prima che arrivi da Hannaleen...deve imparare a stare insieme alla feccia, cui appartiene. Questa sera non avrà scampo.»• Il gruppetto si lanciò all'inseguimento dirigendosi alla villa di Hannaleen.
Intanto Lucina proseguiva seguendo le persone mascherate, senza parlare con nessuno ed evitando il contatto fisico. A metà strada si fermò davanti ad una vetrina debolmente illuminata e si osservò. Non era niente male davvero, certo con qualche aggiustatina, pensò e sorrise. Si lisciò la chioma e sorrise di nuovo: aveva bisogno decisamente di un cambio di abbigliamento e anche di un po' di belletto. Si guardò intorno poi notò che all'interno c'era una persona e le fece dei segni, mimando la richiesta di entrare finché una donna anziana le aprì e Lucina si infilò dentro. 
«Grazie signora...ho bisogno del suo aiuto...ho bisogno di un vestito...scarpe...belletto...un mantello», disse mentre passava tra gli appendiabiti, osservando e accarezzando i vestiti. «Ha qualcosa di aderente in velluto? Nero, sarebbe perfetto», fissò la vecchia e mosse le labbra pronunciando qualche parola in una strana lingua. Quella si mosse, come se fosse stata comandata da una forza esterna, e in pochi minuti recuperò ciò che la ragazza aveva richiesto. Nel mentre lei aveva tirato le tende e si era spogliata, restando solo con la biancheria intima. Si osservò allo specchio, sempre più soddisfatta della sua scelta. Si provò un paio di abiti portatele dalla vecchia, senza esserne soddisfatta poi lo vide: lucente velluto nero, con lunghe maniche e un delizioso corsetto stringivita. Lo indossò. «Perfetto!», sospirò...da un mobiletto prese un paio di stivaletti in morbida nappa, le calze che aveva indosso erano un po' spesse ma avrebbe dovuto accontentarsi, per quella sera. «Bellissimi», disse procedendo ad infilarli. Trovò poi alcuni trucchi da teatro su un si truccò, scovando nel retrobottega un grosso specchio, pur mostrando qualche perplessità su ombretti, rossetti e altri oggetti che definì "diavolerie". «Molto meglio, il mio oscuro signore sarebbe così fiero di me», disse Harmonia sbattendo le ciglia intensificate con mascara, socchiudendo gli occhi resi ancor più profondi da ombretto nero e mandando un bacio alla sua immagine riflessa nello specchio con le labbra dipinte del colore del sangue.
«E ora vediamo di divertirci un po'», commentò tra sé e sé uscendo dal negozio, dopo essersi portata via anche una pochette nera e un cappotto di velluto, scovato in mezzo ai saldi.
Non appena si ritrovò in strada notò un gruppo di ragazzi vestiti come i marinai delle navi che spesso attraccavano nel vicino porto della cittadina dove era nata. «Guardate...è Lucina!», disse uno di loro indicandola. «Ma come si è vestita?», gli fece eco un altro ridacchiando ma fermandosi ad osservarla. Lucina gli sorrise e gli mandò un bacio, avvicinandosi.
«Buonasera esimi gentiluomini - esordì, tutti si accorsero che la sua voce era differente da come se la ricordavano - forse potreste indicarmi la via per raggiungere la casa di questa Hannaleen. Ho sentito che è in corso un ricevimento e ho decisamente voglia di un po' divertimento vecchio stile. Non mi faccio una bella risata da più di quattrocento anni e questa è la serata ideale per divertirsi».
Quelli si misero a ridere, «Se Hannaleen ti vede alla sua festa di Halloween penso che potrebbe arrivare ad ucciderti - disse quello con il cappello dalla piuma nera assumendo un'espressione seria-. Lo sai che non ti può sopportare». Harmonia, che a tutti appariva come Lucina, che non aveva mai avuto vita facile per via dell'essere la figlia di una madre nubile, per non esser mai stata alla moda, per avere gusti che non erano condivisi. Tutte cose che per la rinata strega invece rendevano la ragazza speciale. 
Harmonia rise, «Ci deve solo provare, quella sciocca. Questa notte è il mio momento di rivalsa su questo mondo e ho intenzione di godermela fino in fondo. E potete chiamarmi Harmonia, gentile messere...e troverei delizioso se foste così gentile da accompagnarmi, non son sicura della strada. Inoltre non vorrete lasciarmi da sola a fronteggiare quei violenti con indosso tute a chiazze». Il ragazzo guardò gli altri, quella nuova personalità di Lucina non gli dispiaceva affatto, inoltre non aveva mai sopportato Eddie ed i suoi amici. «Va bene, ti accompagneremo e Eddie non ti farà alcun danno...su Hannaleen non posso giurarci. Ti odia per davvero». Si incamminarono, la loro meta era a meno di dieci di minuti.
Intanto Eddie e gli altri erano arrivati a casa di Hannaleen e le avevano detto che Lucina aveva tutta l'intenzione di presentarsi. La reginetta della scuola ebbe un moto di rabbia e, raccogliendo le gonne del suo costume da dama, si fece largo tra gli invitati fino a raggiungere l'ingresso. «Quella schifosa dovrà vedersela con me. Partecipare alla mia prestigiosa festa, ma chi si crede di essere? Mischiarsi con noi».
Hannaleen accolse alcuni invitati ritardatari poi si mise di fronte alla porta, dietro di lei si sistemarono Eddie e gli altri, in attesa che Lucina si mostrasse.
Non trascorsero più di cinque minuti che Harmonia, insieme ai suoi nuovi amici, fece la sua apparizione. Hannaleen restò a fissarla, non solo osava presentarsi a casa sua ma aveva anche l'ardire di farlo insieme a Kayran. «Eccoci arrivati. Resta vicino a noi», le disse Kayran indicandole Hannaleen e gli altri.
Senza dargli retta Harmonia si staccò dal gruppetto e con un gesto della mano fece aprire il cancello, soddisfatta nel scoprire che la sua magia aveva conservato tutto il suo incredibile potere. Lesse la targa e quasi sobbalzò, incredula di fronte a tanta fortuna: quella con cui avrebbe dovuto confrontarsi era niente meno che la discendente del giudice Metcalf, che l'aveva mandata alla forca con l'accusa di essere una seguace delle forze oscure, dell'antica religione...Harmonia non riuscì a trattenere una risata di trionfo.
Avanzò sicura di sé, sentendosi gli occhi non solo di Kayran ma anche di Hannaleen, di Eddie e di molti sconosciuti.
«Non hai veramente ritegno», urlò Hannaleen man mano che la ragazza che aveva l'aspetto di Lucina si avvicinava, un sorriso di scherno dipinto sul volto truccato. «Non credere che ti lascerò insozzare la mia bella casa con la tua schifosa presenza, lurida figlia di una donnaccia...sei esattamente come tua madre. tutta la tua schifosa famiglia...».
Harmonia arrivò davanti a lei, superandola di un buon cinque centimetri. Allungò una mano e senza nemmeno toccarla la fece finire addosso a Eddie e agli altri. «Zitta, non sai nemmeno di cosa stai parlando, povera sciocca. Non hai idea di chi io sia».
Harmonia si volse, i capelli mossi da un vento impercettibile, lo sguardo acceso di fiamma e la pelle splendente. «Io sono la Regina di questa notte, io sono la Gran Sacerdotessa di Samhain...o come lo chiami tu e i tuoi seguaci Halloween...Io sono colei che regna incontrastata in questa notte!». Rise la strega ragazzina alzando le mani al cielo e facendone sprigionare lampi azzurrini, ridendo allo scatenarsi della tempesta. Si rivolse di nuovo a Hannaleen, avvicinando il viso a quello paonazzo della ragazza. «Parli insultando chi non vi ha fatto nulla, odiate qualcuno solo perché diverso da voi. Sei identica al tuo antenato, quello stolto superficiale del giudice Harvey Metcalf ma ora sono tornata e avrai la lezione che meriti».
Harmonia fece un paio di passi indietro e allungò la mano destra verso Hannaleen, lentamente quella fu sollevata in aria. Qualcuno urlò, i più non riuscivano a spiccicar parola per lo stupore.
Harmonia fece vorticare per alcuni minuti la povera Hannaleen, mentre la pettinatura si disfaceva, il trucco colava e il vestito veniva trasformato in un mucchio di stracci. Poi la rimise in terra. «Eccoti servita, questo è l'abbigliamento che ti si addice...sporco quanto lo è la tua anima». Hannaleen scoppiò in lacrime. «Tu, tu...Lucina l'ho sempre detto che tu sei cattiva, malata...feccia. Meriti di essere odiata. Invidiosa lurida schifosa».
A quelle parole si alzò un forte vento e Harmonia concentrò la sua rabbia, repressa da quattrocento anni contro la ragazza. Nuovamente Harmonia pronunciò parole incomprensibili e Hannaleen si ritrovò scaraventata nuovamente addosso ad Eddie. Quello, imitato da altri, si ritrasse schifato. Hannaleen ora indossava abiti del tutto simili a quelli che Harmonia conosceva da i ricordi di Lucina e aveva lo stesso aspetto trasandato e non alla moda. «Ora tu sei esattamente identica a chi tanto hai in odio. Ti avevo detto che con me non si deve scherzare. Non provo pietà e tanto meno simpatia per le persone grette, egoiste e superficiali. Stai zitta se non vuoi che ti faccia spuntare anche due orecchie a sventola o ti faccia cadere i capelli...hahahah».
Eddie, che solo per il fatto di essere il cugino di Hannaleen si sentiva in obbligo di fare qualcosa, si lanciò verso Harmonia ma fu intercettato da Kayran, che lo spedì a terra con un pugno
Harmonia la superò ed entrò, venendo accolta da uno scroscio di applausi e qualcuno le si avvicinò congratulandosi con lei per i suoi "trucchetti".
Kayran la raggiunse. «Complimenti. Hai veramente messo a posto Hannaleen. Veramente sei la Regina di Halloween». Tutti i presenti ripeterono quel titolo come una cantilena
Harmonia si godette il momento fino a che intravide il chiarore dalla finestra. «Devo andare» disse correndo via, pur a malincuore ma il suo signore oscuro era stato chiaro: aveva solo quella notte per mettere a posto il suo conto in sospeso con i Metcalf. La sua missione era compiuta.
Era senza fiato quando si ritrovò nella radura dove si era impossessata del corpo di Lucina, sorrise quando i fuochi fatui apparvero trasformandosi negli spiriti passati. Fu avvolta dai lunghi sudari neri e si sentì tornare eterea, abbandonare il corpo per tornare nell'oscurità. Poi fu solo buio e silenzio.
Era mattina inoltrata, il sole tiepido riscaldava appena l'aria quando Lucina si ridestò, di fronte a lei stava Kayran. «Tutto bene?», le disse porgendole la mano. Lei l'afferrò guardandolo confusa. «Ti ho cercato tutta mattina, da quando all'alba sei scappata. Non si parla d'altro che della lezione che hai dato ad Hannaleen durante la sua festa».
«Lezione? Che lezione?», soffiò Lucina senza capire. Si guardò chiedendosi perché mai indossasse quel vestito, quelle scarpe preoccupata di dove potessero essere i suoi soliti abiti e di cosa avrebbe detto il nonno quando sarebbe tornata a casa dopo la scenata che gli aveva fatto. Mentre faceva quel pensiero gliene spuntò un altro, in fondo non aveva fatto niente di così terribile, niente di così irreparabile. Sorrise senza accorgersene, sentendosi bene, sentendo la vita fluire in lei.
«Prima di te nessuno aveva mai avuto il coraggio di affrontare Hannaleen. Ti sei comportata da autentica Regina di Halloween, Lucina».
«Samhain, Regina di Samhain...e chiamami Harmonia», rispose di getto sorridendo, «Io sono Harmonia».
Lo prese sottobraccio e si fece condurre fuori dal bosco e lanciò un ultimo sguardo prima di buttarsi nella sua nuova vita.



6 commenti:

  1. Bello, si legge d'un fiato scorrevole e coinvolgente. Mi piace.

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  2. Dopo innumerevoli tentativi ci sono riuscito

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    1. Mi sa che si é emozionato il blog per i comments dopo mesi...haahahha

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  3. scorrevole e si legge con piacere. bella storia :)
    un abbraccio

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    1. Grazie!!! Nei next days fino ad Halloween altre new stories...:) non perdertele

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