lunedì 19 dicembre 2011

«CALORE NATALIZIO!»

La puerile musichetta natalizia rimbombò, spandendosi per le vie del centro cittadino. Proveniva, con stampo un po' metallico, dagli altoparlanti della filodiffusione, i cui fili correvano lungo i muri degli edifici storici ed antichi di quella parte della città. Era stata un'idea dei commercianti, forse nella speranza di intontire le persone quel tanto che bastava per trasformarle in zombies spendaccioni. Antoinette, Magda e Amethyst si guardarono con un cenno di disgusto dipinto sui volti arrossati dalla temperatura semi artica. "Anche questo no", piagnucolò Magda lasciando cadere la testa incappucciata sulla spalla di Antoinette. "Le luci, quell'orrendo albero addobbato non bastavano? Anche le canzoncine ci costringono ad ascoltare questi sadici?" ribatté la ragazza dalla cuffia rossa mentre Amethyst fumava imperterrita la sua sigaretta arrotolata immaginando di dare fuoco a tutto.
«Sarebbe divertente prendere tutta questa gente e bruciarla, restando a guardarla mentre si contorce e fugge come galline decapitate», disse poi la ragazza. Le altre due la guardarono stranite, certo la loro amica era sempre stata un po' strana ma non se ne era mai uscita con frasi del genere. Un conto era lamentarsi di quella gioiosa atmosfera, un conto era minacciare una strage. «Sarebbe divertente, molto», ripetè e si incamminò lungo la via, evitando con abili mosse il contatto con il maggior numero di persone possibili. Magda ed Antoinette si guardarono. 
Amethyst si allontanò dalle sue due amiche e si fermò quando fu ben sicura che nessuna delle due fosse abbastanza vicina. Non che avesse importanza, loro erano diverse ma fino ad un certo punto. La folla si spingeva e si urtava nella spasmodica ricerca di qualche strenna dell'ultimo minuto. Follia e orrore, raccapriccio e disgusto. Sapore di sangue in bocca, ecco cosa provava Amethyst in quel momento. Fuoco e fiamme. Ecco cosa ci voleva per ripulire un po' quelle strade. In terra mozziconi di sigaretta, cartacce varie (per lo più scontrini che acquirenti ben poco educati avevano gettato con noncuranza), brandelli di ignota provenienza. Sogghignò, cattiva. Si appoggiò ad un muro e si accese un'altra sigaretta, ne fumò metà e con precisione la gettò in mezzo alla folla. La cicca prese in pieno una signora impellicciata. Il fuoco divampò subito, ardente e purificatore!
Restò ad osservare compiaciuta il fuoco che si propagava di persona in persona, finché nelle strette viuzze non vi furono altro che corpi che bruciavano, urlavano. A nulla valse l'intervento dei vigili del fuoco. Il budello era troppo stretto perché l'autopompa potesse passare e le manichette non erano abbastanza lunghe. Dal suo angolo la ragazza sghignazzava, folle e compiaciuta. 
Continuò a ridere anche quando la polizia la portò via, affidandola al locale centro per la cura mentale. Pazientemente un medico grassoccio e dalla faccia rassicurante le parlò per qualche ora, chiedendole infine perché l'aveva fatto.
Amethyst, sorridendo, rispose tranquillamente «Volevo solo dare loro un po' di autentico calore natalizio».

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