lunedì 5 dicembre 2011

MOONLIGHT - one

//"Allora volete ordinare qualcosa da bere?". Una seconda voce femminile si intromise, seguita dall'apparizione di una ragazza bionda, abbigliata in modo molto provocante ed appariscente. Il ragazzo dalla cresta rossa rimase a fissare le tette della sconosciuta compresse in un top azzurro con le frange dorate, che sobbalzavano piano mentre lei si avvicinava. "cosa vi porto, ragazzi? Una birra, whisky, gin?". Si incollò al bacino dell'Uomo in Nero e questo istintivamente si ritrasse e lanciò uno sguardo alla fanciulla dietro al bancone. "Smettila Aryana, o farai scappare anche questi due clienti", disse infine mettendo due birre sul banco. "Gryleen, come sei noiosa", ma si spostò andandosene sculettando, offesa//.
//L'uomo in Nero restò sgomento, comparsa in quella scena dal sapore stantio. Il suo amico già si era avvicinato al bancone ed aveva preso la birra. Ora la stava sorseggiando avidamente sorridendo e lanciando occhiate lubriche in direzione di quella specie di coniglietta di Playboy. "Peggio di un adolescente in preda alle crisi ormonali", pensò mentre decideva che una birra avrebbe migliorato quella situazione improbabile//.
//«Lasciati andare Ur...Hank, beviti una birra. Abbiamo tutto il tempo di questo fottuto mondo», disse improvvisamente il crestato facendo trasecolare il suo amico, che trattenne a stento una sfilza di improperi. «Stai zitto Bil!», gli intimò l'Uomo in Nero raggiungendo a sua volta il bar e afferrando la bottiglia di vetro. Sotto gli occhi di rugiada della barista, rise tra sé, pensando che il suo animo da poeta mal s'accordava con il resto della sua dannata natura. «Grazie, bellezza», le fece un cenno di assenso buttando sul bancone non proprio lucido una banconota. «Per il disturbo». Lei la prese e la infilò nella cassa, aperta, senza rendere niente al tizio. «Grazie», bofonchiò e lo ignorò. Il locale era di un vuoto quasi soffocante: tavoli spaiati sparsi in giro senza ordine, sedie e sgabelli sparpagliati intorno, un juke-box che sembrava in disuso almeno da trent'anni e un vago odore dolciastro. «Odore di morte», pensò Hank. «Mi piace questo posto», disse poi a voce alta e il suo cervello registrò gli sguardi stupiti delle due ragazze//.
//«Mi ricorda un luogo che frequentavo un po' di tempo fa», disse cercando una spiegazione che fosse plausibile alla sua precedente affermazione ma le due già erano tornate ad altre attività e a quel punto abbandonò il bancone dirigendosi al juke-box: le canzoni risalivano ad almeno trent'anni prima. Lasciò perdere e si sedette ad un tavolo, raggiunto subito dopo dal suo amico, già in preda all'euforia alcolica. Bil non aveva mai retto l'alcool fin dal primo drink che si era scolato un tempo immemorabile fa. «Allora U..Hank...Hank. Posticino delizioso eh!», rise il ragazzo della cresta cremisi. «Delizioso? Come no! Quanto la cancrena!», sbottò quello che era stato chiamato Hank appoggiando la birra sul tavolo e lasciando scivolare le lunghe gambe inguainate nei pantaloni di pelle sotto il tavolo. Quell'altro lo imitò, attendeva che il suo amico gli dicesse quello che gli stava passando per il cervello: doveva avere già una certa idea. «Mi domando se tutto questo buio sia naturale oppure no», disse infine Hank.//

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