lunedì 5 dicembre 2011

MOONLIGHT - zero

//E la notte prese il sopravvento sulla città, inghiottendone i grattacieli e le casette dei quartieri di periferia, le catapecchie dei poveri e le ville di chi con lo sfruttamento di quella che era stata definita la "classe lavoratrice" ci si era arricchito. Il buio fagocitò vicoli e vie, viali e parchi. La sola luce rimasta sembrava essere quella del "Moonlight Pub", una specie di locale situato nel seminterrato di un edificio diroccato, che ancora sorgeva al limitare ovest della Città.//
//Il silenzio fu repentino quanto l'oscurità: voci e suoni si spensero man mano che la luce veniva sopita da quell'inaspettato scuro. Per molte ore, che si susseguirono immobili una dietro l'altra, la Città sembrava essere diventata un deserto. Nemmeno il vento ebbe il coraggio di soffiare, spazzando via quell'improvvisa e strana immobilità. Che fu squarciata poi dal tossire di una macchina. L'auto, alquanto scassata, emerse dal nulla ad abbaglianti accesi, fendette quella pece fermandosi in mezzo alla strada, emettendo una sorta di respiro per nulla rassicurante. Dal cofano evaporò una lenta scia di fumo candido e fu di nuovo silenzio e tetra oscurità.//
//Dal semi cadavere di lamiera scese imprecando un individuo tutto vestito di nero. Si confondeva perfettamente con il paesaggio intorno. «Ma dove siamo per Satana e i demoni dell'Inferno nero?!!!», sbottò rivolgendosi allo strano tipo dalla cresta rossa che gli si era affiancato. Quello gli lanciò un'occhiata stralunata. «Sei tu quello che diceva di sapere la strada ... Non mi sembra che siamo dove dovremmo essere ...». Si guardarono intorno, silenzio, buio, nemmeno il proverbiale cane in giro. «E questo catorcio ci ha anche piantato in asso», aggiunse il crestato tirando un calcio alla macchina, che emise un gemito e si spense del tutto. L'altro gli tirò a sua volta un calcio, seguito da un pugno. «Il solito idiota»//
//L'Uomo in Nero prese l'amico per una spalla. - Andiamo! C'è troppo silenzio qui intorno. -. L'altro non provò neppure ad opporre resistenza, e poi non era ancora il momento di liberare la vera natura del suo amico//
//Seguirono il debole bagliore dell'insegna e restarono ad osservare con non poco stupore il cascante edificio che l'ospitava. Si guardarono poi l'Uomo in Nero fece cenno al crestato di scendere le scale, quello ubbidì senza troppa convinzione. Intorno regnava ancora la più totale oscurità e il più profondo e assoluto silenzio: era una scena irreale. Prima di scomparire all'interno del locale l'Uomo in Nero si concesse un sorriso perdendosi in quel paradiso nero e i suoi denti baluginarono per un secondo nel buio//.
//la luce intensa e fosforescente ferì gli occhi dei due improvvisati avventori, che si ritrassero istintivamente come due vampiri davanti ad un paletto di frassino. - fastidio! - biascicò quello con la cresta cremisi mentre l'amico teneva un braccio sollevato a proteggere gli occhi. - Ma per i dannati dello Stige, dove siamo capitati? - chiese quello con i capelli dritti in testa...non fu il suo migliore amico e compare di tante scorribande a rispondere ma la ragazza appoggiata al bancone del bar. - Moonlight Pub, il più vomitevole posto di questa insulsa città... Almeno finché i tre piani sopra di noi reggono, poi diventerà cenere//.

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